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Preghiere vietate a scuola, ministro Fedeli: “Il preside ha sbagliato”. Insorgono gli atei

lunedì 27 Novembre 2017

Il deputato leghista Alessandro Pagano ha portato una statua della Madonna alla scuola elementare ‘Ragusa Moleti‘ di Palermo, come segno di protesta contro la decisione del preside Nicolò La Rocca di interrompere con una circolare le “canzoncine benedicenti” prima della merenda da parte degli alunni e di rimuovere le statue della Madonna. Non sono mancate le contestazioni.

Pagano ha atteso per diversi minuti davanti ai cancelli sbarrati dell’istituto scolastico prima di potere entrare. All’ingresso della scuola due sit-in: da una parte un gruppo di mamme, circa una decina, contrarie alla decisione del preside, sostenute dalla consigliera comunale Sabrina Figuccia e da alcuni rappresentanti dell’Udc; e dall’altra alcuni membri del circolo palermitano dell’Uaar, l’Unione di atei e agnostici, uno dei quali ha un figlio iscritto alla Ragusa Moleti. Gli atei hanno tentato invano di consegnare a Pagano una copia della Costituzione.

Alessandro PaganoAll’interno dell’istituto erano presenti agenti della Digos, all’esterno polizia e carabinieri. “Un deputato può entrare nelle carceri e negli ospedali ma non qui, il preside fugge, non mi fa entrare ma io sono un rappresentante dello Stato e mi devono aprire”, ha lamentato inizialmente il deputato leghista bloccato fuori dai cancelli, per poi assicurare di non essere qui “per strumentalizzare la vicenda. Siamo contrari ad ogni strumentalizzazione. La libertà più importante è quella del nostro intimo, cioè la possibilità di professare la propria religione. Una scuola moderna concorda con i genitori il percorso didattico, indispensabile per tutelare i bambini. Quando diventeranno più grandi saranno naturalmente liberi di compiere scelte individuali. Ma i bambini devono seguire i genitori. Un crocifisso in una scuola, un ospedale o un tribunale non è un simbolo religioso. Non è che quando entriamo in questi luoghi ci facciamo il segno della croce. E lo stesso vale per tutti i simboli religiosi a esso collegati, come la statua della Madonna. Siamo qui a nome del popolo e della città, delle centinaia di genitori che ci hanno scritto”.

“Non sei qui a nome del popolo ma a titolo personale”, gli ha urlato in risposta uno degli atei. Pagano sarebbe stato ricevuto inizialmente dalla vicepreside mentre il preside La Rocca è entrato in un secondo momento da un altro ingresso. “Visto che abbiamo firmato una liberatoria sulla religione, facoltativa o meno – ha detto una delle mamme -, il preside doveva trovare una soluzione che non togliesse la preghiera ai bambini ma trovasse attività alternative per i bambini non cattolici. E poi non erano vere e proprie preghiere ma momenti di ringraziamento e di aggregazione. Siamo tolleranti e sono d’accordo con noi anche persone di altre religioni. Ora vengono tutti qua con i loro simboletti ma noi simboli non ne vogliamo. La nostra protesta non è politica. C’è stato un abuso di potere, si doveva votare”.

Forse era meglio discutere di queste questioni all’interno del plesso invece di fare uscire la cosa sui giornali – ha ammesso una socia degli atei – perché la visibilità mediatica ha spostato l’attenzione dal tema fondamentale. Il preside si è limitato ad applicare la legge. Dovrebbero farlo tutti. Non ha agito per fare torto a qualcuno, anzi, decisioni simili servono per tutelare tutti”.

“Ho letto con attenzione la sua circolare – ha commentato Sabrina Figuccia – e sembra che si possano anche ravvisare gli estremi dell’abuso di potere, considerato che, prima di prendere qualunque decisione, avrebbe dovuto consultare il consiglio d’istituto costituito da docenti, personale interno e genitori, cosa mai avvenuta. Ne valuteremo i termini con i nostri legali. Per questo siamo qui oggi in visita ispettiva: ci troviamo davanti ad un atto di arroganza di un preside che vuole cancellare in nome del progresso la nostra storia e le nostre tradizioni dimenticandosi dei bambini”.

***AGGIORNAMENTO***

All’uscita dalla scuola “Ragusa Moleti”, dopo un colloquio con il preside Nicolò La Rocca, al quale ha consegnato una statua della Madonna, il leghista Pagano ha detto: “Abbiamo deciso di sospendere la presentazione di un’interrogazione parlamentare al Ministro dopo avere parlato con il preside e avere concordato che i bambini hanno diritto alla preghiera, ai propri simboli religiosi, alla propria storia e alla propria cultura, oltre alla possibilità di fare il presepe. Tutto questo sembrava venir meno ma il preside ha garantito che non c’è la volontà di prevaricare i desideri della maggioranza. I genitori in larga parte chiedono questo. La circolare – sottolinea Pagano – sarà rivisitata all’interno di questo rispetto complessivo, che è esattamente quello che chiedevamo. I fedeli di altre religioni possono pregare, ma intanto garantiamo i diritti della maggioranza dei bambini. Poi se ci saranno delle richieste in tal senso che lo facciano pure. Ma rispettiamo la maggioranza“.

Barbara EvolaSINISTRA COMUNE: “No statue sacre. C’è libertà di culto”

Frattanto, le consigliere di Sinistra Comune, Barbara Evola e Katia Orlando attaccano l’iniziativa di Pagano e Figuccia: “Esprimiamo solidarietà al preside della scuola Ragusa Moleti, Nicola La Rocca, “reo” di avere compiuto un gesto laico a difesa delle libertà di tutte e tutti. Mostrare una edizione della Costituzione è stata la migliore risposta alla provocatoria consegna, stamattina, di una statua della Madonna al Preside. La libertà di culto, così come il diritto di scegliere o non scegliere una confessione religiosa, sono contemplati nella nostra Costituzione, che sarebbe utile leggere nelle aule. Il rispetto dei diritti e della libertà delle persone si comincia ad imparare a scuola”.

IL MINISTRO FEDELI: “Il preside ha sbagliato”

Quel preside attua in modo improprio, da un punto di vista del rapporto con i genitori, una circolare del 2009 della ministra Gelmini, che era intervenuta dicendo che non dovevano esserci scuole confessionali. Cosa che è differente dall’avere in classe i simboli della religione cattolica”. Lo ha detto questo pomeriggio il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, a margine del festival della Dottrina sociale, in corso a Verona. “Quest’anno, il 4 ottobre, festa di san Francesco, abbiamo mandato in tutte le scuole un calendario con tutte le feste dell’insieme delle comunità religiose – ha aggiunto il ministro -. Pluralismo è questo. Inoltre, l’articolo 3 della nostra Costituzione dice che non si discrimina in base al sesso, alla razza e alla religione. Quindi, penso che chi è intervenuto in quel modo non ha ascoltato i genitori. Secondo me, sicuramente c’è stato un limite di intervento”.

Adele Orioli - UAAR
Adele Orioli – UAAR

Unione atei: “Vergognoso intervento Fedeli, si dimetta” 
“È inaccettabile che la ministra dell’Istruzione, invece di difendere l’operato del preside, lo attacchi con argomenti privi di fondamento. Da Fedeli ci aspettavamo che, nel caso in cui avesse deciso di intervenire sulla questione, si schierasse in maniera netta per una scuola inclusiva, laica e all’avanguardia. E invece le aspettative riposte nelle istituzioni sono state anche questa volta disattese”. Lo afferma Adele Orioli, responsabile iniziative legali dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) riferendosi al caso della scuola Ragusa Moleti di Palermo, dove il preside Nicolò La Rocca ha rimosso statue di santi e madonne.
“La verità è che il preside si è limitato a mettere in magazzino ingombranti statue di santi e madonne, oltre che poster di papi che tappezzavano le pareti dell’istituto e a comunicare agli insegnanti di non attuare più una didattica che preveda preghiere collettive. Decisioni prese proprio su sollecitazione di alcuni genitori – spiega L’Uaar – che hanno segnalato la deriva confessionale della scuola frequentata dai loro figli”.
L’Unione atei nell’esprimere solidarietà al preside, chiede alla ministra Fedeli di “schierarsi in maniera inequivocabile per una scuola pubblica che sia inclusiva e all’avanguardia, per educare i bambini in modo che possano scegliere da grandi, e consapevolmente, in materia di religione”. Oppure – conclude – “di lasciare l’incarico”.

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