Fu un attacco terroristico senza precedenti, che apparve come una vera e propria dichiarazione di guerra, quello che colpì gli Stati Uniti l’11 settembre 2001. A 21 anni dai quattro attacchi suicidi con aerei da parte dell’organizzazione terroristica Al Qaida, la ferita per gli americani non si è rimarginata.
Fu un attacco inimmaginabile ai simboli del potere finanziario e militare dell’America. Un colpo senza precedenti alla democrazia americana e a quella di tutti i Paesi occidentali, che si riverbera anche nelle vittime collaterali.
LE VITTIME
La maggior parte sono soccorritori, proveniente anche dagli altri stati Usa, che si sono avvelenati assorbendo sostanze tossiche di Ground Zero.
Per non dimenticare i 3.000 i bambini orfani degli attacchi che hanno cambiato la storia dell’America. Ora sono giovani adulti che sono cresciuti con costanti incubi notturni, il dolore di non aver mai conosciuto un genitore o entrambi, e il peso di essere costantemente visti come le vittime di un disastro storico.
IL MURO DEL RICORDO

Il Memoriale, è uno dei luoghi più visitati di New York, specialmente nel giorno della commemorazione poiché, al centro ha due grandi vasche con acqua che scorre ininterrottamente e sulle cui pareti sono incisi i nomi delle vittime dell’attentato.
Il museo oltre a contenere i reperti degli attentati, ha un padiglione d’ingresso in vetro che consente di vedere anche dall’esterno i due “tridenti” del World Trade Center, le colonne portanti d’acciaio delle torri che rimasero in piedi anche dopo il crollo.
IL PROCESSO
La ferita degli americani non si potrà mai chiudere se non avverrà giustizia. A 21 anni dopo gli attacchi dell’11 settembre, infatti, è ancora bloccato il processo ai terroristi considerati le menti dell’attentato.
Khalid Shaikh Mohammed (Ksm) e altri quattro sono detenuti nel carcere di massima sicurezza a Guantanamo, sull’isola di Cuba. I terroristi sono in attesa di giudizio con le udienze che tuttavia vengono cancellate o continuamente rinviate.
David Kelley, ex procuratore di New York che ha co-presieduto l’indagine nazionale del ministero di Giustizia sugli attacchi, ha definito i ritardi come : “Il fallimento nel perseguire i responsabili di un’orribile tragedia per le famiglie delle vittime e il Paese”.