La Procura di Roma indaga su 31 nomi eccellenti su una presunta corruzione al Consiglio di Stato. Fra gli indagati ci sarebbe anche Raffaele Lombardo, ex presidente della Regione siciliana e anche l’ex ministro Saverio Romano, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio.
Le indagini sono aperte da tempo tra la Procura di Roma, in collaborazione con quella di Messina. I fatti riguarderebbero una vicenda legata alle dichiarazioni dell’avvocato Pietro Amara, arrestato l’anno scorso e che adesso collabora con i magistrati. In base alle sue rivelazioni, l’esito di alcuni procedimenti penali riguardanti suoi assistiti sarebbero stati “aggiustati” grazie a presunte corruzioni di giudici.
Oltre a Saverio Romano e a Raffaele Lombardo, fra le persone destinatarie della richiesta di proroga delle indagini disposta dal gip di Roma vi sono anche il presidente di Sezione del Consiglio di Stato, Sergio Santoro, il giudice Nicola Russo, l’avvocato Giuseppe Calafiore e l’imprenditore Ezio Bigotti.
Pronta la replica di Saverio Romano: “La proroga delle indagini a mio carico per l’ipotesi di rivelazione del segreto d’ufficio è vecchia di tre anni: la Procura di Palermo aveva già chiesto l’archiviazione; successivamente il fascicolo è stato richiamato per competenza a Roma e riunito ad altri filoni d’indagine a me estranei. Nello specifico, la rivelazione del segreto d’ufficio riguarda una telefonata nel corso della quale mi congratulavo con l’interessato per la sentenza a lui favorevole su un contenzioso elettorale, specificando di avere appreso la notizia dall’avvocato Amara. Abbiamo già prodotto una memoria che è nel fascicolo del Pm che auspichiamo voglia reiterare la richiesta di archiviazione in tempi rapidi”.
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