“Oriente” stava per compiere il grande passo, da informatore del colonnello Riccio a collaboratore di giustizia. Non fece in tempo però; Luigi Ilardo venne ucciso a Catania il 10 maggio del 1996. A vent’anni dall’omicidio, dopo una latitanza lunga nove primavere e l’arresto avvenuto a Vicenza nel settembre 1992, il boss nisseno Giuseppe “Piddu” Madonia – oggi al 41 bis – ha risposto ieri alle domande di accusa e difesa nel processo a carico suo e di altri tre imputati per l’omicidio.
“Oriente” era nome in codice di Ilardo, cugino di Madonia, sarebbe stato ucciso da esponenti della mafia catanese su indicazione dello stesso boss dopo avere scoperto il legame con il colonnello dei Ros. Imputati per un delitto considerato eccellente, oltre ai mandanti Vincenzo Santapaola e proprio Madonia, anche il boss Maurizio Zuccaro, ritenuto l’organizzatore e dichiaratosi estraneo, e Orazio Benedetto Cocimano, esecutore materiale. Zuccaro ha ribadito di non aver mai conosciuto Luigi Ilardo; chi invece ha parlato è il collaboratore di giustizia Sebastiano Mascali, collegato da un sito riservato, sottolineando di non aver mai visto Ilardo e di avere appreso del suo delitto solamente dalla stampa dell’epoca.
Nell’udienza di ieri, collegato in videoconferenza, il primo vero latitante di Cosa Nostra ha accettato di rispondere alle domande del pm Pasquale Pacificio e dei suoi avvocati, Antille e Sinatra. Il capomafia si è dichiarato innocente ed estraneo a qualsiasi ruolo in quell’omicidio. “Ho letto e sentito – ha esordito – tante cose non vere intorno a quel delitto. Gino Ilardo per me era come un fratello, siamo cresciuti insieme e mai avrei potuto fare qualcosa di male nei suoi confronti“. Madonia ha ribadito di essere stato dal giorno del suo arresto sempre in isolamento senza poter incontrare con nessuno. “Lui era più vicino ai calabresi che non al nostro territorio. Fino a quando ero libero io, non aveva alcun problema e prima del mio arresto, da latitante, ci siamo visti più volte. Sapevo tutto di lui e viceversa, anche lui conosceva i miei spostamenti, tutti”.
Avrebbero preso parte all’omicidio anche Maurizio Signorino e Pietro Giuffrida, poi deceduti. “Non ho mai creduto alle accuse rivoltegli contro e che ipotizzavano collaborazioni varie o altro – continua Piddu Madonia – Anzi mi sono sempre chiesto, e con me tutti i familiari miei e suoi, che ancora oggi si frequentano, mi scrivono in carcere e io rispondo a loro, il motivo di quel delitto che appresi da detenuto a Roma, attraverso il mio legale”. Ad avvalersi della facoltà di non rispondere invece Marcello D’Agata, Santo Battaglia, Vincenzo Aiello e Orazio Privitera. Prossima udienza il 16 dicembre, tra Gennaio e Febbraio requisitoria e arringhe.