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Arrestati e poi scarcerati. Ora il Pm chiede l’ergastolo per tre presunti scafisti

martedì 6 Dicembre 2016

Una condanna all’ergastolo. Questa la pena che la Procura di Palermo ha chiesto per tre presunti scafisti, due algerini Ali Rouibah e Imad Busadia e per il libico Abdullah Assnusi per l’omicidio di 200 persone e favoreggiamento di immigrazione clandestina.

Erano in 600 a cercare di salvarsi dall’annegamento mentre il barcone si inabissava, erano ammassati l’uno sull’altro nella speranza di ricevere un salvagente e, secondo i racconti dei testimoni, Ali Rouibah, Imad Busadia, Abdullah Assnusi, Suud Mujassabi e Shauki Esshaushli li picchiavano e lanciavano il giubbotto salvagente soltanto a chi pagava un extra. E’ successo nell’agosto del 2015. In 200 hanno perso la vita, tra loro anche sette bambini. Stipando sotto coperta gli extracomunitari fino all’inverosimile gli scafisti hanno creato le condizioni perché non potessero salire e perché morissero di asfissia: sono responsabili del decesso. La Procura ha portato avanti questa tesi, accolta poi dalla Cassazione che ha annullato l’ordinanza con cui il gip di Palermo Giuliano Castiglia aveva scarcerato i 5 per l’accusa di omicidio, lasciando la misura solo per favoreggiamento. Ali Rouibah, Imad Busadia e Abdullah Assnusi hanno scelto il rito abbreviato e per loro è stato chiesto l’ergastolo, Suud Mujassabi e Shauki Esshaush sono sotto processo in ordinario davanti alla corte d’assise. Tutti e cinque sono stati riconosciuti dai superstiti non appena sono terminate le operazioni di sbarco a Palermo.

CATANIA – Slitta invece al prossimo 13 dicembre la sentenza sul più drammatico naufragio di sempre, quello del 18 aprile 2015 al largo della Libia: 700 morti e solo 28 sopravvissuti. Il tunisino Mohamed Ali’ Malek di 27 anni e il siriano Mahmud Bikhit dovranno attendere ancora una settimana circa per ricevere la sentenza. Sono imputati entrambi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e soltanto Malek di omicidio colposo plurimo e naufragio, essendo lui il “capitano” della barca. La sentenza è prevista per il 13 dicembre, stesso giorno in cui il Gup Daniela Monaco Crea ha fissato la prossima udienza per le repliche delle difese e della parte civile, un allora minorenne sopravvissuto alla tragedia in cui sono morti suoi familiari. Secondo la Procura di Catania il naufragio “fu determinato da una serie di concause, tra cui il sovraffollamento dell’imbarcazione e le errate manovre compiute dal ‘comandante’ Malek, che portarono il peschereccio a collidere col mercantile King Jacob”. Proprio il King Jacob è intervenuto per soccorre i migranti e con un’operazione disposta dal ministero della Difesa e coordinata dalla Marina Militare i corpi incastrati al suo interno sono stati recuperati e trasferiti nel porto di Melilli (Siracusa). Malek e Bikhit si dichiarano innocenti e affermano di essere stati passeggeri, hanno scelto anche loro di celebrare il processo con il rito abbreviato. Il 17 maggio la Procura ha chiesto per Mohamed Ali’ Malek la condanna a 18 anni di reclusione e il pagamento di un risarcimento di 3 milioni di euro. Per Mahmud Bikhit sono stati sollecitati sei anni, è stato lui ad indicare Malek come il capitano.

 

 

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