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Allarme carne: non si sa se infetta. Otto veterinari attestavano il falso senza controllare in cambio di 70mila euro

mercoledì 14 Dicembre 2016

Allevatori, macellai, e veterinari con compiti e modalità differenti facevano passare per buona la carne durante i passaggi della filiera senza nemmeno vistare l’animale e in cambio di benefit fino a 70mila euro. La polizia ha scoperto tra l’altro che alcuni bovini o altri animali erano rubati o erano il frutto di caccia da frodo.

L’indagine sulla macellazione abusiva “Gamma Interferon presentata questa mattina, ha fatto luce su una serie di attività illecite sulla commercializzazione della carne che riuscivano ad eludere i controlli di sicurezza. “Non siamo in grado di dire se sia stata consumata carne infetta o meno – spiega il questore di Messina Giuseppe Cucchiara – dalle indagini emerge una macellazione e una commercializzazione illegale dentro cui i veterinari dell’Asp rappresentavano un passaggio fondamentale della filiera ma invece di controllare eludevano i controlli”. Siamo a Sant’Agata di Militello, Messina. I veterinari in questione sono otto e tra loro c’è anche Sebastiano Marzullo, sindaco di Floresta. Insieme ad altri attestava falsamente che carni malate erano in ottime condizioni senza nemmeno controllare. I veterinari infatti non andavano nemmeno a visitare gli animali e decidevano a tavolino che non avevano alcuna patologia, poi a fine anno in base al numero dei controlli ricevevano anche dei benefit, qualcuno fino a 70 mila euro. La polizia del parco dei Nebrodi ha scoperto anche che in altri casi effettuavano esami di intradermoreazione e attestavano la buona qualità della carne o delle carcasse, ma i successivi esami Gamma Interferon, cioè analisi del sangue per vedere se gli animali avevano la tubercolosi effettuati dagli esperti della polizia, hanno provato il contrario.

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Gli investigatori hanno accertato la presenza di due gruppi criminali – uno facente capo a Biagio Salvatore Borgia e l’altro guidato da Nicolino Gioitta –  e che alcuni animali, sia bovini che altre specie, erano stati rubati o erano il bottino di caccia da frodo. Venivano poi macellati clandestinamente e senza alcun controllo e rispetto delle norme igienico sanitarie e degli animali e messi in commercio in almeno 10 macellerie. In alcuni casi veniva utilizzato un medicinale per eliminare la cosiddetta ‘mosca’ che uccide gli animali chiamato Ivomec prelevandolo dalla Romania senza controlli. Il medicinale per essere smaltito dall’animale ha bisogno di 150 giorni ma, come spesso accadeva, gli animali venivano macellati prima e la sostanza presente veniva assimilata dall’organismo umano a seguito del consumo della carne. Sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio per i veterinari Nicolò Maimone, di 53,Carmelo Scilla, di 66, Onofrio Giglia, di 43. Sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al furto, alla ricettazione, maltrattamento e uccisione di animali,commercio sostanze alimentari nocive, truffa aggravata per conseguimento erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio, falso e favoreggiamento. Tra gli indagati raggiunti da avviso di garanzia per favoreggiamento, abuso e falso anche il sindaco del Comune di Floresta Sebastiano Marzullo, nella sua veste di veterinario dell’Asp di Sant’Agata di Militello, il comandante della polizia municipale del comune di Alcara Li Fusi Nicolo’ Oriti Titi, il sostituto commissario di polizia di Tortorici Vincenzo Saporito.

“Occorrono controlli serrati sulla qualità  delle carni distribuite ai consumatori – dice Giambattista Coltraro, capogruppo all’Ars di Sicilia Democratici – Le Asp messinesi devono anche vigilare sull’operato dei veterinari che le rappresentano, professionisti che, a detta degli investigatori, avrebbero apposto marchi identificativi sugli animali provento di furto, consentendo anche la diffusione di malattie di animali infetti. La salute pubblica va tutelata alla fonte – conclude il deputato – e l’odierna operazione mostra che la stessa fonte può essere ‘inquinata’ alla base. Controlli ispettivi sono dunque necessari, sia sulla qualità delle carni, che sulle modalità di macellazione e l’attività del servizio veterinario pubblico”. “Proprio su questo tema nell’aprile scorso avevo presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere al Ministero azioni ispettive nell’Asp di Messina – afferma Guseppe Lumia – con la nomina di Giuseppe Antoci alla guida del Parco, l’istituzione di una apposita Commissione sulla sicurezza alimentare e la collaborazione di amministratori locali, associazioni, operatori economici e cittadini è iniziato un percorso reale e concreto di cambiamento e di lotta alla mafia, in grado di promuovere una vera legalità e un corposo sviluppo sostenibile”.

Questa mattina allevatori e macellai hanno ricevuto i provvedimenti: è stata emessa l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per due persone e l’ordinanza ai domiciliari per altre nove nell’ambito dell’indagine ”Gamma Interferon” che ha fatto luce sulla filiera illegale di ingenti quantitativi di carne destinata al consumo. L’ organizzazione operava nel Parco dei Nebrodi e sono finiti in carcere gli allevatori Biagio Salvatore Borgia, 20 anni e Nicolino Gioitta, di 48; ai domiciliiari Tindaro Ferraro, di 34, Carmelo Ferraro, di 36, Tindaro Ninone Agostino, di 45, Carmelo Gioitta, di 44, Antonino Pinto Ravi’, di 57, Fortunata Grasso, di 41, Sebastiano Runzo Calanna, di 50, Antonino Calanna, di 51, Salvatore Artino Inferno, di 37.

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