L’opera costituisce d’altronde la parte finale del collegamento tra Messina e Fontanarossa, che in base a quanto preventivato dovrebbe avvenire in 50 minuti. C’è in agenda il raddoppio della tratta “Giampilieri-Fiumefreddo”, ma a tal proposito è inevitabile che affiorino non poche perplessità che possa compiersi quest’opera di cui si parla ormai da parecchi anni ma ad oggi realisticamente ancora anni luce lontana dal compiersi. Lungo un tratto di 42 chilometri sono previste le fermate di Fiumefreddo e Sant’Alessio, Santa Teresa, Alcantara, Taormina, Nizza-Alì, Itala-Scaletta. Due le fasi funzionali, e cioè il raddoppio della linea Fiumefreddo-Taormina-Letojanni e poi il raddoppio Taormina-Giampilieri. Il costo stimato è di 2 mila 300 milioni di euro, suddivisi in 846 milioni per la fase Fiumefreddo-Taormina-Letojanni e 1454 milioni di euro per la tratta Taormina-Giampilieri. Ad oggi si tratta di un libro dei sogni che tale è rimasto dall’inizio degli Anni Duemila in poi, e dalle parole ai fatti – repetita iuvant – sembra ancora esserci una distanza ben più lunga di una tratta ferroviaria.
Ad ogni modo, se così dovessero realisticamente andare le cose, i messinesi potrebbero vedersi ridurre i tempi di percorrenza verso Fontanarossa. Di certo che a Catania parecchi iter si stanno muovendo, a partire dal progetto per la costruzione della seconda pista di Fontanarossa, col relativo finanziamento di 235 milioni di euro che stava per essere perso e poi recuperato per i capelli col pressing istituzionale del sindaco Enzo Bianco sul Ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. La nuova pista etnea misura 3 mila 100 metri, ben più lunga di quella attuale che si ferma a 2 mila 436 metri. Un’addizione che, ovviamente, determinerà un incremento dei traffici aerei e quindi dei flussi turistici nel contesto di un Aeroporto, quello catanese, che nell’anno appena trascorso ha movimentato 8 milioni di passeggeri. Senza dimenticare che già si parla anche di altre opere come un terzo terminal. E a Messina, invece, l’Aeroporto del Mela rimane un foglio di carta, fluttuante tra lentezze ed esitazioni che rischiano di tagliar fuori lo Stretto da importanti opportunità di sviluppo infrastrutturale e occupazionale e dalla prospettiva di un rilancio economico del territorio. Ma è così difficile da capire?