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Aeroporto di Catania e raddoppio ferroviario di Messina: le due facce della medaglia tra progresso e illusione

martedì 27 Giugno 2017
Aeroporto di Catania
 Mentre Messina sfoglia la margherita e attende di capire se il sogno proibito dell’Aeroporto del Mela resterà chimera o diventerà mai realtà, Catania potenzia il proprio scalo di Fontanarossa e intanto si riparla di un ennesimo tentativo di migliorare i collegamenti proprio con il versante messinese. Al momento per raggiungere il “Vincenzo Bellini” sono necessari bus di linea regionali o altrimenti ci si muove in macchina, lungo un percorso tutt’altro che agevole che si snoda tra le ataviche problematiche della A18 e le lunghe code veicolari poi in tangenziale etnea. Per questo la Regione ripensa alla necessità di rendere, presto o tardi, più fluido un collegamento che ad oggi assomiglia a qualcosa di simile ad un calvario. Nel Piano di Sviluppo dell’Infrastruttura Ferroviaria in Sicilia è stata inserita una dicitura nella quale si legge testualmente: “Fermata Aeroporto di Catania Fontanarossa”. Cosa si intende esattamente? Si tratta di un progetto di integrazione delle modalità di trasporto aereo e ferroviario che prevede una nuova fermata mediante attrezzaggio di due binari esistenti della linea Catania-Siracusa, due marciapiedi con pensiline e impianti di informazione per il pubblico, un sottopasso pedonale e rampe per disabili. Il collegamento con l’aerostazione, in particolare, verrà garantito tramite il servizio di bus navetta, a cura della Sac, Società di Gestione dell’Aeroporto, che si occuperà della realizzazione dei parcheggi e del relativo sistema di viabilità da porre in essere. Il costo previsto è di 5 euro. Ora si tratta di tradurre le buone intenzioni in attività operative.

L’opera costituisce d’altronde la parte finale del collegamento tra Messina e Fontanarossa, che in base a quanto preventivato dovrebbe avvenire in 50 minuti. C’è in agenda il raddoppio della tratta “Giampilieri-Fiumefreddo”, ma a tal proposito è inevitabile che affiorino non poche perplessità che possa compiersi quest’opera di cui si parla ormai da parecchi anni ma ad oggi realisticamente ancora anni luce lontana dal compiersi. Lungo un tratto di 42 chilometri sono previste le fermate di Fiumefreddo e Sant’Alessio, Santa Teresa, Alcantara, Taormina, Nizza-Alì, Itala-Scaletta. Due le fasi funzionali, e cioè il raddoppio della linea Fiumefreddo-Taormina-Letojanni e poi il raddoppio Taormina-Giampilieri. Il costo stimato è di 2 mila 300 milioni di euro, suddivisi in 846 milioni per la fase Fiumefreddo-Taormina-Letojanni e 1454 milioni di euro per la tratta Taormina-Giampilieri. Ad oggi si tratta di un libro dei sogni che tale è rimasto dall’inizio degli Anni Duemila in poi, e dalle parole ai fatti – repetita iuvant – sembra ancora esserci una distanza ben più lunga di una tratta ferroviaria.

Ad ogni modo, se così dovessero realisticamente andare le cose, i messinesi potrebbero vedersi ridurre i tempi di percorrenza verso Fontanarossa. Di certo che a Catania parecchi iter si stanno muovendo, a partire dal progetto per la costruzione della seconda pista di Fontanarossa, col relativo finanziamento di 235 milioni di euro che stava per essere perso e poi recuperato per i capelli col pressing istituzionale del sindaco Enzo Bianco sul Ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. La nuova pista etnea misura 3 mila 100 metri, ben più lunga di quella attuale che si ferma a 2 mila 436 metri. Un’addizione che, ovviamente, determinerà un incremento dei traffici aerei e quindi dei flussi turistici nel contesto di un Aeroporto, quello catanese, che nell’anno appena trascorso ha movimentato 8 milioni di passeggeri. Senza dimenticare che già si parla anche di altre opere come un terzo terminal. E a Messina, invece, l’Aeroporto del Mela rimane un foglio di carta, fluttuante tra lentezze ed esitazioni che rischiano di tagliar fuori lo Stretto da importanti opportunità di sviluppo infrastrutturale e occupazionale e dalla prospettiva di un rilancio economico del territorio. Ma è così difficile da capire?

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