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Diritto Tributario: “La lotta alla mafia passa dal contrasto della corruzione sistemica con radici istituzionali”

giovedì 20 Luglio 2017

Nella lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere solo una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni. Le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità“.

Così nel 1992 Paolo Borsellino, a un mese dalla scomparsa di Giovanni Falcone, parlava della lotta alla Mafia, prevenzione e non solo repressione.

Un obiettivo perseguito anche dai professori di Diritto Tributario, Angelo Cuva e Salvatore Costantino che, nel numero monografico della rivista Sicurezza e Scienze sociali dal titolo “Le radici istituzionali della corruzione sistemica e l’azione di contrasto“, parlano di corruzione e dell’azione di contrasto a un fenomeno che sembra irrisolvibile in Italia.

La corruzione, insieme all’evasione fiscale, ancora oggi impatta maggiormente, non solo in termini di volumi economici, nel sistema economico e nelle regole di funzionamento del nostro Paese – ha specificato Cuva -. Il peso della corruzione è notevole e l’istituzione dell’Autorità Anticorruzione sicuramente ha dato un contributo forte nel riorganizzare e dare razionalità in una azione di contrasto, ma lo stesso presidente Cantone, nella relazione contenuta nel nostro testo, sottolinea come non basta l’azione repressiva, non sono sufficienti i piani anticorruzione, ma è necessaria quella azione di partecipazione senza la quale il fenomeno non può essere arrestato e bloccato“.

Alla presentazione del numero monografico della rivista, curato da Salvatore Costantino e Angelo Cuva, a Roma, presso la sede dell’Università Luiss, era presente, tra gli altri, il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Giovanni Pitruzzella.

Quando ragioniamo di corruzione, anche nel dibattito pubblico, l’attenzione si focalizza sugli strumenti penalistici di contrasto alla corruzione sempre in chiave repressiva, quando il fenomeno già c’è stato. In questo volume si vuole passare da un approccio penalistico a un approccio olistico“, ha detto Pitruzzella.

Il diritto penale ci vuole, però la risposta penalistica è insufficiente e lo dimostrano i fatti – ha spiegato -. Questo volume, invece vuole porre l’attenzione sui tasti di prevenzione e creare un sistema di disincentivi. Possiamo cambiare tutto ma se si continuano a fare norme incomprensibili poi le occasioni di corruzioni aumentano. In Italia il diritto è inconoscibile perché di fronte a problematiche complesse, pensiamo ai rifiuti o dei contratti pubblici, su tante cose è difficile dire qual è il diritto vigente“.

Per contrastare, tramite la prevenzione, la corruzione tre sono i temi fondamentali su cui si dovrebbe intervenire, secondo Pitruzzella: “Il primo riguarda la qualità della legislazione; il secondo è superare l’idea che ogni problema collettivo si risolve con una legge, bisogna un po’ limitare, troppe leggi creano un mostro burocratico; il terzo il ruolo dei giudici, occorre introdurre il principio del precedente“. Altre iniziative sono il favorire la concorrenza: “Un antidoto formidabile in contrasto alla corruzione“, una maggiore collaborazione tra le procure e tra le istituzioni visto che: “Questo Paese da troppo tempo è stato affetto dal problema che ognuno voleva essere più bravo dell’altro, mettendosi i bastoni tra le ruote, mentre qui le istituzione devono cooperare tra di loro“.

 

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