“Vaffanculo va”… Marco Cecchinato, guarda, a favore di telecamere, il suo avversario Dominic Thiem a cui rivolge l’affettuosa ingiuria, e sorride stremato dopo una palla corta mortifera dell’austriaco che ha stroncato la sua rincorsa vicino la rete. In fondo è questa l’istantanea che riassume la fine di un sogno partito da Palermo e cullato dall’Italia intera. Un ‘picciotto’, Cecchinato, che si saprà far volere bene nel circuito di ‘squali’ del tennis mondiale dove non vorrà essere di certo una meteora. Palermo e la Sicilia lo hanno seguito con affetto, incrociando le dita tra emozione e scaramanzia.
Cosa rimane al di là del risultato storicamente straordinario? Già il 2017 per il tennis siciliano era stato un anno da incorniciare. Nell’Isola ci sono circa 18mila tesserati e quasi 200 società. Nel 2018 nella serie A del tennis vi sono tre squadre (CT Palermo, Tc2 e Vela Messina), mentre, sempre lo scorso anno la Sicilia ha vinto la prestigiosa Coppa Belardinelli, la competizione a squadre per rappresentative regionali riservata alle categorie Under 12-13.
Numeri e risultati incoraggianti oltre misura. Anzi, rispetto all’universo cristallizzato del passato, passi avanti assolutamente encomiabili. C’è oltre alla vicenda sportiva il riflesso sociale e politico che non va sottovalutato. E non solo ovviamente per il mondo del tennis.
Oggi il Coni in Sicilia per molti, anche a volte in maniera ingenerosa, viene additato come un carrozzone in via d’estinzione. Alla guida c’è l’ex leader nazionale della Cisl Sergio D’Antoni.
La Regione arranca, specie in materia d’impiantistica sportiva e spesso sconta i ritardi del passato. Gli interlocutori che vogliono curare, come nel caso del tennis, il rilancio delle strutture giovanili spesso guardano con perplessità ai tempi lunghi della burocrazia e alle risorse limitate. Nell’ultima finanziaria regionale un emendamento a firma di Cateno De Luca ha messo a disposizione 25 milioni di euro per l’impiantistica. Eppure le politiche per lo sport siciliano rimangono intermittenti e spesso non escono dall’assistenza spicciola di piccoli contributi che comunque rimangono vitali per sport minori e società.
Se l’impresa di Cecchinato dunque dà nuova linfa, entusiasmo e speranza, rimane da sperare che nel tennis, come in tutto il resto degli sport che in Sicilia vivono alti e bassi, si possano incrociare nel tempo operativamente scelte e strategie, oltre che risorse pubbliche, con la finalizzazione dei privati. La Sicilia fabbrica di campioni è una scommessa possibile.