Buona la prima come si dice, Gregorio Giovenco ha saputo convincere e lasciare una scia emotiva nel pubblico intervenuto alle due proiezioni della prima del “documentary-interview” alla Proiezione dell’anteprima del documentario “Nina sbarca a Lampedusa” dedicato ai ragazzi dalla scarpina in bianco e nero al cinema Gaudium a Palermo lunedì scorso.
La camera puntata su Nina Kalinovà che riusciva con il suo racconto pieno di fisicità espressiva accompagnato dal gesticolare tipico di noi meridionali, come se questi venti anni in Sicilia, fossero bastati a trasformarla in una siciliana a tutti gli effetti, a trasmettere una emozione vissuta nel ripercorrere l’esperienza fatta nei 4 giorni in compagnia delle suore francescane missionarie, abbattuta la loro ritrosia al mezzo filmico, loro semplici ragazze, suore, non certo preparate alla macchina da presa.
Le lacrime appena trattenute frutto di commozione, dovute alle testimonianze dirette raccolte, la bibbia con il documento d’identità del proprietario in mezzo a mo’ di segnalibro, recuperata tra i tanti effetti personali custoditi nel museo appositamente realizzato a Lampedusa, come a voler evocare ciò che non c’è più, una vita più sfortunata terminata nel fondo del mare, una pozzanghera quale il mediterraneo rispetto all’infinito ma culla di civiltà e tomba di disperati.
Le scarpette bianche e nere con i teschi, casuale particolare di un abbigliamento offerto nei kit di accoglienza, foriere di un destino a volte terribile. I tanti particolari di una vicenda gigantesca che solo un obiettivo può scovare, “si può raccontare ma è difficile capire” ripete Nina, questo è lo spaccato di umanità ospitale e accogliente insieme alla tragica sorte collettiva di una miriade di storie diverse l’una dall’altra ed eravamo soltanto all’inizio.
Gregorio Giovenco ha dimostrato in questi anni di tenere particolarmente ad affrontare tematiche sociali nei suoi lavori, lo aveva già fatto nelle sue precedenti esperienze come in “Oltre me” in occasione della sua partecipazione al “Bisacquino Festival Set – 2° Premio Frank Capra”, manifestazione in memoria di Frank Capra (originario di Bisacquino) e dedicato a giovani registi, operatori e attori e i cortometraggi sono stati girati sul territorio con tema comune l’emigrazione/immigrazione. Analogo impegno ritroviamo nei suoi lavori sulla dipendenza “Non si può morire ogni giorno… e non saperlo” e la legalità “Le cose devono cambiare”.
Il regista nei ringraziamenti finali ha anche lodato il lavoro al montaggio di Marco Consiglio per l’uso fatto delle musiche e delle foto in uno alle riprese dell’intervista e inoltre ha annunciato che il documentario è già stato opzionato per la partecipazione ad alcuni festival internazionali sul genere, anche se ha voluto prudentemente non anticipare i nomi fino alla pubblicazione dei programmi ufficiali.
Giovenco inoltre si è ritenuto soddisfatto di come l’informazione sul web ha trattato il suo lavoro, testimoniato anche dalla gradita presenza in sala di operatori dell’accoglienza e della migrazione e un particolare riferimento, ai rappresentanti della comunità di Biagio Conte ispirazione per la Kalinovà e oggetto di una mostra sul tema.
Foto di Valentina Pomiero