“Basta con lo stillicidio di ricorsi promossi dagli attuali vertici camerali. Continuare a fare ricorsi serve solo a creare confusione e garantire lo status quo a chi oggi gestisce la Camera di commercio del Sud-Est. Non ha infatti alcun senso, se non appunto quello di provare a rimanere in sella, cercare il cavillo per ritardare l’applicazione di una legge votata dal Parlamento, pienamente in vigore, che esprime chiaramente il fatto che la Camera di commercio del Sud-Est non esiste più“. Lo scrivono in una nota le associazioni datoriali catanesi, Confcooperative, Claai, Confartigiantao, Cna, Legacoop, Unci e Unicoop.
“Le imprese catanesi, già martoriate dalla crisi, dalla pandemia e dagli effetti del conflitto in Ucraina, hanno bisogno di una governance degli enti economici territoriali che assicurino stabilità, promuovano servizi e guardino alla specificità del territorio – prosegue la nota -. In tutta Italia, tranne che in Sicilia, le città metropolitane hanno Camere di commercio autonome, non per caso, ma perché le aree metropolitane, e la gran parte delle loro imprese, hanno problematiche specifiche che vanno affrontate con politiche mirate. Non si comprende perché le Camere di commercio siciliane debbano avere trattamenti diversi”.
“L’articolo 54 ter ha consentito di superare gli effetti della riforma Madia che, almeno in Sicilia, ha fallito gli obiettivi, a partire da quello principale della riduzione dei costi camerali a carico delle imprese, allontanando nei fatti la Camera di commercio dal territorio e dai suoi bisogni. Agen si fermi dunque e guardi agli interessi delle imprese piuttosto che al mantenimento del potere o al controllo delle partecipate. E gli uffici ministeriali provvedano a emettere decreti inattaccabili dal punto di vista amministrativo per garantire l’applicazione della legge perché altrimenti vorrà dire che o si è incapaci o si vuole favorire la confusione“, conclude la nota.