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Gabrielli: “Amnesty segnala violenze negli Hotspot? Polizia infangata”

lunedì 14 Novembre 2016
ISOLA DEL GIGLIO, ITALY - SEPTEMBER 17: Government Deputy Commissioner for Concordia Emergency Franco Gabrielli is welcomed by Giglio island locals after the parbuckling operation which succesfully uprighted the Costa Concordia, on September 17, 2013 in Isola del Giglio, Italy. Work began yesterday to salvage the vessel, which sank on January 12, 2012. The procedure, known as parbuckling, had never been carried out on a vessel as large as Costa Concordia before. (Photo by Laura Lezza/Getty Images)

“Anzichè frequentare i no border, venite nei porti siciliani”. Parte da Catania l’ultima bordata del capo della polizia Franco Gabrielli, lanciata contro Amnesty International in seguito alla pubblicazione del rapporto “Hotspot Italia“, avvenuta nei primi di novembre. Lo studio si basa su quattro visite effettuate nel 2016 in diversi centri sparsi per il paese, comprende le interviste di 176 migranti ospiti nei centri e accusa la polizia italiana di aver picchiato e torturato i migranti e i profughi arrivati nel paese nell’ultimo anno per costringerli alla registrazione delle impronte digitali. La pratica, in seguito all’apertura degli Hotspot, era stata alimentata dall’Unione Europea che – dopo aver aperto una procedura di infrazione nei confronti del Governo Italiano – alla fine del 2015 aveva chiesto di prendere le impronte “anche con la forza”.

“Sono amareggiato da chi parla di violenza – ha detto Gabrielli all’inaugurazione della nuova sede del commissariato Librino a Catania – ed’è doveroso fare queste sottolineature per difendere uomini e donne infangati da dossier che sono confezionati in altri contesti. Donne e uomini della polizia di Stato, con professionalità e umanità, lavorano nei porti siciliani e sono d’esempio a tutti e quando sono infangati da dossier confezionati in altri contesti allora credo che per il capo della polizia sia doveroso fare queste sottolineature”. Una smentita in leggero ritardo, atteso che nel rapporto, l’organizzazione si diceva rammaricata “per il fatto che il direttore centrale per l’immigrazione e la polizia delle frontiere del ministero dell’Interno, prefetto Giovanni Pinto, il cui ruolo è centrale in questo ambito, non abbia potuto rendersi disponibile per un incontro con Amnesty International e non abbia risposto alla lettera che l’organizzazione gli ha inviato a giugno 2016, chiedendo informazioni su screening e iter al quale sono sottoposti i nuovi arrivati”.

“Amnesty international invece di stare chiusa in convegni o a Ventimiglia venga nei porti siciliani e vedrà il grande lavoro di uomini e donne delle forze dell’ordine che si spendono, anche dal punto di vista umanitario, nell’accoglienza di migranti. Sono amareggiato da chi parla di violenza – ha aggiunto Gabrielli – doveroso fare queste sottolineature per difendere uomini e donne infangati da dossier che sono confezionati in altri contesti”. Sul rapporto si era espresso anche il capo Dipartimento immigrazione del Viminale, prefetto Mario Morcone, dicendo “che le forze di polizia operino violenza sui migranti è totalmente falso. Sono rimasto sconcertato nel leggere queste cretinaggini”. 

 

 

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