Dopo una condanna, maturata in precedenza, un nigeriano – ritenuto dagli inquirenti uno dei capi palermitani della Black Axe (l’ascia nera), un sodalizio “nigerian cult” (pur non avendo matrice religiosa), particolarmente pericoloso e violento, costituito in Nigeria nel 1977 e poi gradualmente diffuso in tutto il mondo – ha cominciato a parlare con i magistrati che hanno allargato l’inchiesta che ha portato questa mattina a 23 fermi in tutta Italia. Gli indagati avrebbero gestito in modo diretto o indiretto, la gestione ed il controllo di attività economiche illecite: dalla riscossione di crediti allo sfruttamento della prostituzione e al traffico di stupefacenti. Tra i fermati c’è anche il capo supremo della base italiana dell’organizzazione, denominato “Head della Zone”, in costante contatto con il vertice nigeriano e con i membri più autorevoli delle altre articolazioni nazionali, europee e mondiali. Si tratta di Osahenaharu Uwagboe detto Sixco che dal 2013 all’agosto 2014 avrebbe ricoperto questa carica che è il vertice dell’associazione a livello nazionale. A Palermo il gruppo dei nigeriani (che non entra mai in contrasto con i palermitani, ma solo con altre comunità di stranieri) ha il suo “ritrovo” nel quartiere Ballarò ma si estende anche in altre zone della città.
Attorno al gruppo degli affiliati ci sarebbe quello degli “ignorants” e cioè coloro che vogliono entrare nell’organizzazione. La stabilità del vincolo associativo e del ruolo assunto dai cultist è infatti attestato dalla complessità dei riti di affiliazione. Il presunto capo di Palermo ne ha descritti due gli inquirenti. Il primo in Nigeria prima in una università e poi nella foresta, il secondo a Verona dove c’è la Zone dove sarebbero celebrati riti di affiliazione di tutta Europa.
L’affiliazione – secondo il nigeriano che ha collaborato – è preceduta da un periodo di “orientation” ossia una sorta di apprendistato nel corso del quale vengono insegnate le principali regole del sodalizio. Durante questo periodo vengono anticipate condotte di pestaggio che poi caratterizzeranno il rito di affiliazione e che servono a sperimentare la capacità del nuovo affiliato di affrontare con coraggio e fermezza la sofferenza. L’incontro nel corso del quale si procede con il pestaggio preliminare viene definito “First match”.
(LS)