Boom di startup tra le giovani leve siciliane; è questo il dato emerso dalle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno, in corso nelle sale delle varie facoltà dell’Università di Palermo, alla nona edizione, che avranno termine il prossimo fine settimana. Stando ai dati relativi alla fine di settembre, la Sicilia ha registrato 1.803 nuove imprese, nominandosi come quinta regione più innovativa in Italia dopo Campania, Lombardia, Lazio e Puglia.
“Sono solo due milioni e mezzo i siciliani che lavorano – esordisce Sebastiano Bavetta, professore di Scienze economiche all’Università degli Studi di Palermo – e servirebbe un salto occupazionale di almeno un milione di posti in più. La disoccupazione genera un flusso migratorio che ogni anno porta via dalla Sicilia 25 mila giovani. Un processo, questo, che costa almeno 5 miliardi l’anno, se si considera che per formare ogni giovane fino alla scuola superiore ci vogliono 200 mila euro. Della mancanza di lavoro risente anche il tasso di natalità: la Regione diventa sempre più vecchia e cresce la percentuale di over 75″.Gli fa eco Alessandro La Monica, il presidente della società Diste Consulting: “Anche la popolazione universitaria ne ha risentito con una significativa riduzione degli studenti che decidono di proseguire gli studi in Sicilia. Soltanto nel capoluogo, a distanza di cinque anni, c’e’ stato un calo di 13 mila iscritti. Un dato positivo, invece, arriva dalle imprese che se in Italia sono 6 milioni, in Sicilia sfiorano le 500 mila. Saldo positivo anche per quelle gestite da immigrati, che nel Paese sono oltre 500 mila”.
Tra i partecipanti alcuni gruppi di liceali presenti che hanno preso parte alla settima edizione del concorso nazionale Lifebility; si tratta di un social game nato per far conoscere la cultura d’impresa nei licei e per collegare l’innovazione tecnologica all’utilità sociale. Spiccano due tra le applicazioni presenti in gara, entrambe promosse da alcuni studenti palermitani dell’istituto industriale Vittorio Emanuele III: la prima è Security for you che “tramite un chip e con un costo estremamente basso – spiegano gli alunni Parthipan Thiygalingam, Andrea Piscopo e Andrea Bondì permette di rendere tutti i dispositivi accessibili e automatici dal proprio tablet o smartphone”-. La seconda Stud life è, invece, un sistema che automatizza la scuola.
“In questo modo – illustrano gli studenti – diventa possibile lo sharing dei libri di testo sul proprio telefono, i genitori possono essere avvisati se il figlio non va a scuola o conoscere in tempo reale il risultato di un compito in classe, si può prenotare con un clic un incontro coi docenti o in segreteria, dimezzando tempi di attesa e lungaggini burocratiche”. Una scuola 2.0.




