Undici dipendenti della Calcestruzzi Belice Srl di Montevago, in provincia di Agrigento, hanno ricevuto un preavviso di licenziamento; la società nata nel 1969 è stata confiscata all’imprenditore di Partanna Rosario Cascio – condannato poi per associazione mafiosa già vicinissimo a Matteo Messina Denaro – e tuttora gestita dall’Agenzia nazionale per l’Amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata.
Lo scorso 29 dicembre il tribunale di Sciacca ha dichiarato il fallimento dell’impresa, accogliendo l’istanza dell’Eni Spa, creditrice per 30 mila euro circa. Le proteste non sono tardate ad arrivare, ne sono un esempio le parole del sindaco di Montevago Margherita La Rocca Ruvolo: “La Calcestruzzi Belice – spiega – è un’azienda sana che ha un volume d’affari superiore al milione e duecentomila euro l’anno, non è possibile che l’agenzia per i beni confiscati non trovi una soluzione, lasciando undici padri di famiglia in mezzo la strada“.
Il direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, Umberto Postiglione, ha proposto un reclamo contro la dichiarazione del fallimento deciso dal Tribunale di Sciacca.”Questo reclamo verrà esaminato il 2 febbraio; nel frattempo, visto che l’attività di estrazione è bloccata, abbiamo dato autorizzazione a continuare a vendere il materiale“.
Di tutta la vicenda, Postiglione assicura che ne parlerà con la leader della Cgil Susanna Camusso, la quale ha incontrato stamani i dipendenti della Calcestruzzi Belice. “Le caratteristiche di questo fallimento sono singolari, il debito di 30mila euro è quello che, prima del sequestro, la Calcestruzzi aveva con l’Eni che si è sottoposta a verifica dei crediti. Un credito molto modesto per mandare a gambe all’aria una struttura“. Postiglione ricorda inoltre come sia proprio il settore delle costruzioni ad essere più delicato; settore che “vede concentrati molti investimenti dei mafiosi”. La Cgil si esprime comunque per bocca del sindacalista Vito Baglio, segretario provinciale della Fillea Cgil “È un provvedimento assurdo“; secondo Baglio infatti la lotta alla mafia “si fa incrementando i posti lavoro, non togliendo il lavoro a chi ce l’ha“.
A livello nazionale dalla Commissione d’inchiesta sul fenomeno delle mafie, parla il deputato Pd Davide Mattiello che fa notare come il testo sia fermo nelle aule del Senato di Palazzo Madama da più di un anno. “Se il nuovo codice antimafia fosse stato legge, questa assurdità non sarebbe stata possibile. In ogni caso questa vicenda va chiarita – continua Mattiello – Fino a che la confisca di una azienda capace di stare nel mercato si trasformerà in disoccupazione e fallimento, lo Stato non chiuderà la partita contro la mafia“.