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Il caso Genchi nel racconto di Lino Buscemi. Quando la burocrazia si copre di ridicolo

domenica 8 Gennaio 2017

Il fatto è surreale, a raccontarlo il professore universitario e dirigente regionale Lino Buscemi che, con arguzia, mette a nudo le inadempienze dell’amministrazione regionale, in tutte le sue articolazioni, sul caso di ‘mobbing’ nei confronti del dirigente regionale Gioacchino Genchi.

Lino Buscemi scrive in una lettera la storia di Ino Genchi, punito ed allontanato – già ai tempi dalla giunta Lombardo – per aver ostacolato delle operazioni miliardarie come quelle dei termovalorizzatori al pet coke, fino alle distillerie. Nel 2009, infatti, la Giunta Lombardo impone a Genchi 4 anni di inibizione dagli incarichi “per aver riportato una valutazione negativa” riferendosi al 2006, quando ha avuto – sembrerebbe – la colpa di avere decretato lo stop agli inceneritori. Il punteggio conseguito da Genchi però era di 58,01 mentre la soglia da superare era di 50 quindi la Giunta sarebbe stata legalmente in torto nel dare la sanzione.

Questo paradosso arriva ad oggi dove né l’attuale presidente Rosario Crocetta, né l’assessore al Turismo Maurizio Croce sembrano in grado di sbrogliare la matassa rivolgendosi, nientedimeno, anche all’Avvocatura dello Stato e all’Ufficio legislativo e Legale della Regione. Così scrive l’avvocato Buscemi (nella foto a lato). “Due Commissioni di verifica interne danno ragione a Genchi. Lo stesso governatore accoglie il ricorso straordinario e “annulla” la revoca dell’incarico. Il Tribunale del Lavoro condanna l’Amministrazione, dopo avere accertato che anche il punteggio (58,01) era artefatto e frutto di contestazioni infondate. La Corte d’Appello conferma la condanna (siamo ad oltre 20 mila Euro), mentre i 5 artefici della cosiddetta valutazione farlocca (4 ex dirigenti generali del Dipartimento Ambiente ed 1 dirigente) finiscono sotto processo (attualmente in corso)”.

E così arriviamo ad oggi con il governatore Rosario Crocetta, incalzato da Genchi sull’assurda punizione a lui inflitta chiedendone la revoca ed iniziano le comiche. Un incredibile gioco di palla avvelenata in cui negli uffici presidenziali si interrogano chi debba verificare ufficialmente che il numero 50 sia effettivamente minore di 58,01. Forse una ‘non decisione’ in attesa del processo; anche Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione, nel leggere quelle carte non crede ai suoi occhi. Ma la sua risposta si limita ad un “allargare le braccia”, perché non competente. Genchi intanto ha trasferito la vicenda al Palazzo di Giustizia, perché, presume, ci sarebbero tutti gli elementi necessari per avviare l’azione penale.

“Vedremo. Finisce qui, per ora, il pirandelliano racconto che, si è certi, non finirà di riservare altri colpi ad effetto – conclude Buscemi nella nota – Ma c’è quanto basta per comprendere, al di là del caso specifico e delle abusate quanto ipocrite frasi di circostanza, che il diritto, le regole e la trasparenza, nei ‘Palazzi’ del potere e in alcuni uffici della Regione “diretti” da cortigiani senza scrupoli somigliano sempre più a fastidiosi ingombri da tenere a bada per non disturbare i “manovratori” di turno e i loro indicibili interessi”.

 

 

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