Il pm del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia Nino Di Matteo, intervenuto lunedì scorso al convegno “Condannati all’impunità” alla Corte Suprema di Cassazione, denuncia i rapporti tra mafia e politica. Lo fa snocciolando una lunga serie di nomi, da Andreotti a Dell’Utri, da Cuffaro a Lombardo, fino a Berlusconi, “che discuteva della riforma costituzionale con l’allora presidente del Consiglio Renzi“.
Poi si esprime sulle polemiche seguite all’approvazione del “codice etico” recentemente adottato dal Movimento 5 Stelle. Ecco un estratto del suo discorso pubblicato sulla pagina Facebook di Luigi Di Maio:
«Per troppo tempo abbiamo sentito la politica, ogni qual volta si aveva la notorietà di un’indagine che riguardava il rapporto di un politico con la mafia, dire nella migliore delle ipotesi “Aspettiamo la sentenza definitiva della magistratura”, operando quindi una sovrapposizione tra due concetti che devono rimanere, soprattutto in un sistema democratico, assolutamente distinti: la responsabilità penale e la responsabilità politica. Consentitemi una riflessione sull’attualità.
Le polemiche che sono recentemente conseguite all’approvazione di un codice etico interno al Movimento 5 Stelle che riguarda proprio il rapporto tra l’eletto o il candidato di quel Movimento e vicende giudiziarie che lo dovessero riguardare, ecco quelle polemiche mi sembrano onestamente sterili, anzi strumentali al mantenimento di una situazione insostenibile. Io credo invece che quel codice costituisca un importante e molto positivo segnale di svolta. In particolare perché finalmente contribuisce a distinguere la valutazione di responsabilità politica che deve scaturire da certi comportamenti o certe situazioni dalla eventuale responsabilità penale. È stata disinvoltamente definita come svolta garantista di quel Movimento politico una iniziativa che a mio parere, finalmente, anche in applicazione dell’articolo 54 della Costituzione, consente, e in alcuni casi impone, l’attivazione di meccanismi di responsabilità politica che muovano dal basilare rispetto del buon senso comune e del principio costituzionale che impone ad ogni cittadino, cui siano affidate funzioni pubbliche, di adempierle con rispetto e onore».
Ecco il video completo del suo intervento