Antonio Fiumefreddo annuncia il suo addio alla guida di Riscossione Sicilia. O forse no? È ancora incerto il destino dell’amministratore unico della società pubblica che recupera le imposte evase in Sicilia. “Domani incontrerò il presidente Crocetta. Se avrò le garanzie per continuare a guidare Riscossione andrò avanti altrimenti – dice Fiumefreddo – come ho preannunciato nella lettera scritta qualche giorno fa farò un passo indietro”.
Dopo settimane di polemiche infuocate, con tanto di apparizione tv all‘Arena di Giletti, l’avvocato catanese sembra davvero intenzionato a gettare la spugna. Le sue dimissioni sono state annunciate a voce al governatore Rosario Crocetta, ma ancora nulla di ufficiale.
“La mia permanenza a Riscossione Sicilia è incompatibile con questa gente qua – si era sfogato con l’Adnkronos – Più ci ragiono e più ritengo che non ci siano le condizioni per restare. Sono preoccupato sia per me ma soprattutto per le 700 famiglie che lavorano a Riscossione Sicilia”.
Crocetta lo ha invitato a restare. “Il suo sostegno c’è stato – dice Fiumefreddo – ma io mi aspettavo qualche parola forte dal Parlamento che non è arrivata. Anzi, al contrario”. Fiumefreddo si riferisce all’infuocata riunione della Commissione Bilancio nel corso della quale aveva attaccato alcuni componenti della stessa Commissione. E, alla fine, sostiene di essere stato “buttato fuori” dalla Commissione. “Io non ho le caratteristiche per restare con questa gente qua. C’è gente indagata per vari tipi di reati – dice ancora – Non si rendono conto che i siciliani li manderanno via a calci nel sedere, perché loro ispirano solo gesti di violenza e che la gente potrà esprimere solo con il voto. Li cacceranno via con l’infamia ma loro non se ne rendono conto perché si credono i padroni del palazzo.
“Non è ancora una decisione definitiva ma vado versa quella direzione, non è superabile quello che è successo. Non fa per me frequentare una commissione con 7 componenti con problemi giudiziari gravi, uno per i corsi d’oro, un altro per corruzione elettorale. Insomma, non sono abituato a frequentare luoghi di questo tipo. Soprattutto non posso fare correre il rischio che pur di fare fuori me facciano fuori settecento famiglie che lavorano. Oggi ho detto al Presidente che non è più sostenibile questa situazione, al di là del’appoggio di Crocetta ho vissuto un una solitudine pericolosa. Quindi, a meno che “non arrivi una situazione chiara dal Parlamento, io lascio”.
E sul Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone che proprio oggi è stato sentito in Commissione Antimafia, dice: “Lui difende il Parlamento, io non offendo il Parlamento, ci sono singolo parlamentari che hanno problemi con la giustizia, è sotto gli occhi di tutti. Non so cosa farà ma so che non è sano che ci sia una istituzione in cui qualcuno dica che va tutto bene, poi invece ci sono soggetti che meritano di stare altrove e non certo nelle istituzioni. Se ci stanno, vuol dire che questo rende incompatibile la mia permanenza qui”.
La risposta di Ardizzone, però, non si è fatta attendere: “C’è un tentativo di condizionamento delle scelte del Parlamento siciliano sulla vicenda di Riscossione Sicilia”. Ha detto il Presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone durante l’audizione davanti alla Commissione nazionale antimafia. Dopo una breve introduzione della Presidente Rosy Bindi, Ardizzone ha parlato del caso Riscossione Sicilia finita più volte all’Arena di Massimo Giletti. “Io sono qui per difendere il parlamento siciliano nella sua interezza”, ha aggiunto Ardizzone. In passato, il presidente dell’Ars aveva già querelato Fiumefreddo “a nome del Parlamento siciliano”.
“Condanniamo la gogna mediatica cui sono stati sottoposti i dipendenti di Riscossione Sicilia – dichiara Gino Sammarco, segretario regionale della Uilca – ancor prima che la Magistratura decida se vi siano o meno i presupposti per un eventuale rinvio a giudizio. La Uilca chiede rispetto per i lavoratori esattoriali siciliani che da anni vivono nell’incertezza circa il futuro assetto del servizio di riscossione nella nostra regione. Ribadisco che siamo favorevoli – conclude Sammarco – all’immediato passaggio dei 700 dipendenti della partecipata regionale nell’ente pubblico nazionale ex Equitalia, oggi denominata Agenzia delle Entrate – Riscossione”.