Aggiungi un posto a tavola da Rinaldi al Quirinale che il pranzo è servito. Già, peccato che la portata principale siano le prove tecniche di nuova Dc in Sicilia in vista delle prossime scadenze elettorali.
Al pranzetto di qualche giorno fa nella sala riservata del ristorante – come riporta un articolo di Mario Barresi sul quotidiano La Sicilia – il centro della tavola è occupato dal ministro – indagato – Luca Lotti, accanto a lui il centrista Totò Cardinale e dall’altro lato uno scamiciato Matteo Renzi e il sottosegretario Davide Faraone, alla cui destra c’è il «coordinatore» del Pd Lorenzo Guerini. Davvero un bel quadretto.
Oltre a loro, sono tanti i commensali in salsa sicula: ci sono – scrive Barresi – “i siciliani-futuristi Nicola D’Agostino, Michele Cimino, Edy Tamaio, Salvo Lo Giudice, Totò Cascio, con l’assessore Maurizio Croce e il grande capo di Fontanarossa, Nico Torrisi, come invitato speciale; i dem tendenza “tosco-egiziana” Luca Sammartino, Valeria Sudano, Gianfranco Vullo, Nello Dipasquale, Pippo Laccoto e Paolo Ruggirello, con l’assessore Alessandro Baccei; c’è anche un po’ di Enna e di Romania, con il crisafulliano Mario Alloro. Al netto dei già citati e di quelli che dimentichiamo”.
Eccoli, tutti insieme appassionatamente a tavola a parlare di strategie e di poteri, mentre la Sicilia sprofonda, seppellita da politiche disastrose e dalle logiche spartitorie che l’hanno tenuta per decenni sotto scacco.
Poteri e potenti consolidati, proprio come l’ex ministro Totò Cardinale. Quando Renzi si è affacciato sulla scena politica italiana si era autodefinito il rottamatore. Il tutto, con grande mobilitazione di stampa amica e di giovani yuppies di belle speranze scamiciati come lui. Pare sia trascorso un secolo: propositi mai portati a termine e seppelliti inesorabilmente dal referendum dello scorso dicembre e con il de profundis, rappresentato proprio dall’immagine dell’ex ministro siciliano che mangia a tavola insieme a lui.
Storie di non rottamati, la sua e quella del toscano Verdini, l’ “impresentabile” ex berlusconiano, che fino al referendum ha tenuto in vita la maggioranza renziana. Ma quale rottamazione? Qui i potenti vengono aggiunti a tavola. E d’altronde, non è un mistero che la figlia di Totò Cardinale, Daniela, parlamentare del Pd, sia una renziana doc.
E Davide Faraone? Alzi la mano chi in Sicilia si ricorda di importanti provvedimenti in favore dell’Isola approvati grazie al sottosegretario palermitano. Le macerie della “Buona scuola” sono ancora lì a far da testimoni muti dei disastri renziani. Ovviamente, (oltre a Cracolici) proprio i fedelissimi di Cardinale e Faraone tengono acceso il respiratore al governo Crocetta, con ben 5 assessori nell’esecutivo regionale, ma che a giorni alterni non perdono occasione per prendere le distanze dal governatore gelese. Per non parlare dei sottogoverni. Logica vorrebbe che chi prende le distanze dall’azione del governo si ritiri da questo o passi all’opposizione. Macché, nella Sicilia dei paradossi chi si accomoda a tavola, parla male, ma si tiene ben saldo alla poltrona ricevuta.
Mario Barresi nel suo articolo parla del “patto della seppia che chiude un’epoca”. E ha ragione, perché quella tavolata sa di stantia, di vecchia, vecchissima politica. Un fotogramma non a caso ingiallito di una politica che sì, è ancora forte, ma che è sempre più scollata dalla realtà. E da quel popolo siciliano che il 5 novembre dovrà decidere se essere silenzioso cameriere di questo pranzo e incoronarli ancora una volta, oppure mandarli a casa con biglietto di sola andata.
*Foto tratta da lasicilia.it