Un ritorno a casa quest’oggi per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella; dalla Facoltà di Giurisprudenza per l’inaugurazione di un busto dedicato a Pio La Torre, al Teatro Biondo, fino ad un incontro con i disabili il presidente è stato impegnato tutta la mattina. Al Biondo Mattarella si è tenuta la manifestazione in ricordo del 35simo anniversario dell’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo.
Nel cortile interno di Scienze giuridiche ed Economico-sociali, alla presenza del presidente della Repubblica, è stato scoperto un busto raffigurante Pio La Torre, segretario regionale del Pci ucciso il 30 aprile 1982 con Rosario Di Salvo. L’opera è stata realizzata da Salvatore Giarratano, vincitore di un bando promosso dal Centro Pio La Torre tra gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Palermo e il cui lavoro è stato coordinato dai professori Giuseppe Agnello e Daniele Franzella. Hanno partecipato alla cerimonia il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, il presidente della Regione, Rosario Crocetta; il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, il rettore, Fabrizio Micari, il presidente del Centro La Torre, Vito Lo Monaco, e gli studenti universitari.
“La mafia è un fenomeno afferente alla classe dirigente del Paese, da qui dobbiamo partire per ricordare Pio La Torre. Da qui nasce la legislazione di lotta alla mafia. Va spezzato il rapporto tra istituzioni e mafia, interrompendo l’approvvigionamento di fondi illeciti da parte di Cosa nostra“. L’ha detto Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, nel giorno della cerimonia con cui sarà scoperto dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, il busto del parlamentare del Pci ucciso, realizzato nel cortile della facoltà di Giurisprudenza di Palermo, rinominata Scuola di scienze giuridiche. “Il rapporto mafia-affari-politica non è dissolto e fino a quando non lo sarà noi lo combatteremo. I meridionali – ha concluso – sono i più ottimisti sulla possibile sconfitta della mafia e questo deve fare riflettere anche perché è un dato in controtendenza rispetto a diversi anni fa”.
Lo Monaco ha anche detto: “La memoria o si traduce in impegno e azione concreta per il cambiamento democratico del Paese e nella presenza costante nell’agenda politica del governo e della classe dirigente o diventa esercizio retorico vuoto, buono a quell’antimafia di cartone, parolaia, autoreferenziale, pronta a schermare carriere politiche, candidature e anche, come abbiamo visto, affari illeciti e a rafforzare il rapporto tra affari, mafia e politica”. “La lotta antimafia è lotta per il cambiamento del potere politico, sociale, economico e della sua rappresentanza. Le mafie sono cambiate. Sparano meno, ma favorite dalla corruzione e dalla corruttibilità dei governi locali hanno potuto espandere il metodo mafioso nel paese e a livello internazionale”.