L’export siciliano è uno dei punti di forza non solo dell’economia dell’Isola, ma anche del Mezzogiorno. Con oltre 7 miliardi di beni venduti all’Estero nel 2016, rappresenta il 16,5% di quello di tutto il Sud Italia.
È quanto emerso nella sede di Sicindustria, a Palermo, in occasione della tappa siciliana del Roadshow 2017 di Sace e Simest, società del Polo dell’export e dell’internazionalizzazione del Gruppo Cdp. Il trend delle esportazioni era già stato anticipato alla fine dello scorso anno da diversi rapporti sulla situazione economica della Sicilia. Dati che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, aveva rivendicato come il frutto del buon lavoro fatto dal suo governo.
Un merito che il presidente di Sicindustria, Giuseppe Cantanzaro, riconosce per quanto riguarda la capacità dell’esecutivo regionale di migliorare la tenuta dei conti pubblici. “Su tante altre cose – precisa – attendiamo l’ultimo scorcio di legislatura per vedere se verranno portate a termine alcune cose che sono in cantiere e che sono importanti per lo sviluppo delle imprese”. Per Catanzaro “lo stato della Sicilia – ha proseguito – riflette la condizione economica delle aree depresse. In questo contesto, le lentezze della burocrazia causano disagi. Molto spesso le istituzioni invece che supportare le imprese sono un fattore di ritardo dei processi economici”. Problemi che neanche Confindustria è riuscita a risolvere quando ha partecipato con un proprio assessore al governo Crocetta.
Nonostante le difficoltà l’export rappresenta un settore trainante, che però dalla fine dello scorso anno sta facendo i conti con il clima di incertezza scaturito in seguito alla Brexit e all’elezione di Trump. La fuoriuscita del Regno Unito dall’Europa e le paventate politiche neo protezionistiche del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America stanno cambiando gli equilibri consolidati del mercato internazionale. A questi si aggiunge l’instabilità dei mercati nordafricani e mediorientali. Proprio di questa risentono le aziende chimiche e petrolifere che storicamente rappresentano il cuore delle esportazioni. Basti pensare che da sole valgono il 60% del totale.
Buone notizie però arrivano da altri settori. Si tratta della farmaceutica che ha fatto segnare un aumento record del 47%, della metallurgia (+25,5%) e dell’abbigliamento (+22,8%). In crescita anche la meccanica strumentale (+10,8), i prodotti alimentari (+8,8) e l’agricoltura (7,3). Ambiti che presentano grandi potenzialità.
Quali sono i Paesi di destinazione dei prodotti Made in Sicily? In controtendenza rispetto al passato si registrano dei segnali positivi per quanto riguarda le esportazioni in alcuni mercati europei come Spagna, Germania, Belgio, Slovenia e Regno Unito. Sono però i mercati extra europei quelli nei quali le aziende siciliane esportano gran parte dei loro prodotti, anche se proprio nel 2016 si è assistito al drastico calo dell’export negli Stati Uniti ed in Turchia. Sorprende, invece, per quanto riguarda il Nord Africa il dato del Marocco, dove la crescita delle importazioni di prodotti siciliani è stata del 16,7%.
“Con il Gruppo Cdp – ha dichiarato Livio Mignano, responsabile della Rete domestica di Sace – siamo sempre più vicini alle realtà di questa regione che oggi potranno rivolgersi al nostro nuovo ufficio di Palermo attraverso cui siamo pronti a rafforzare un impegno che ci ha già consentito, solo nell’ultimo anno, di mobilitare 150 milioni di euro di risorse a sostegno di export e internazionalizzazione in favore di 500 aziende siciliane”.