“I jeans sporchi e forati dal vetro, una macchia di sangue di chissà chi sulle scarpe da tennis, le medicine che ho comprato la scorsa notte in farmacia. Guardo ancora sgomenta le impronte delle scarpe sul retro della mia maglia. Non so quanti miei “fratelli juventini” mi siano passati sopra la schiena”. Inizia così, il racconto drammatico di una collega, Myriam Giacalone, giovane giornalista palermitana travolta dalla folla nell’inferno di Torino.
È la sera della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, e a piazza San Carlo, cuore pulsante del tifo bianconero, era stato allestito un maxi schermo per assistere alla partita. All’improvviso un ronzio, un botto, e si scatena il panico generale. La folla bianconera fugge, calpestandosi a vicenda: l’ultimo bilancio parla di 1.527 persone che hanno avuto bisogno di cure mediche. È quanto comunica la Prefettura. Tre persone, fra cui un bambino, in “codice rosso”. Gli uomini della Digos stanno visionando i filmati delle telecamere ed è stata aperta un’indagine. Come ipotesi di reato è stato formulato, per adesso, il ‘procurato allarme’ dal momento che ancora non si conosce il motivo esatto del caos.
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