Le grandi passioni, quelle viscerali, colorano la vita di chi le coltiva, unendo famiglia e lavoro in un tutt’uno indistinguibile.
Vito Parrinello, fondatore insieme alla moglie Rosa Mistretta del teatro Ditirammu a Palermo, scomparso improvvisamente la scorsa notte, ne era esempio concreto.
Il suo teatro, piccola roccaforte nel cuore pulsante della Palermo più verace, alla Kalsa, tra i più piccoli d’Italia, da metà degli anni novanta è stato il simbolo, riconosciuto da tutti in città, del canto e della tradizione popolare.
Nel tempo, poi, musica, danza e storie per bambini hanno coinvolto nella passione della condivisione artistica anche i figli Elisa, scenografa e danzatrice, e Giovanni, percussionista e membro della band i Tamuna.
Arte e racconto, nella vita di Vito Parrinello, quasi un gioco di parole che oggi suona male, sono stati inscindibili, linfa vitale del “ditirambo”, antichissima forma di poesia corale che meglio sintetizzava il suo modo di tramandare storia e mito.
L’amore per l’arte fu la più importante eredità che Vito accolse dall’antenato Pietro Cutrera, che gestiva lo spazio dell’attuale teatro Garibaldi, e dai genitori, autori di musiche popolari.
Iniziano così i numerosi viaggi in tutto il mondo, voce e chitarra, per condividere la cultura e la tradizione siciliana, perché era questo il vero motore della passione artistica di Vito Parrinello: il donarsi con particolare generosità agli altri.
Ci fu poi un evento, che ricordò durante un’intervista, che lo spinse a mettere radici in città, a cambiare rotta per ritrovare la sua Isola.
“Ero in volo verso Pechino, passai due ore di divertimento con i passeggeri suonando e cantando. Quando, però, al sentire che eravamo siciliani, qualcuno proferì la parola mafia, mi sentii offeso, deluso e amareggiato; la prova della nostra cultura appena raccontata da un’esibizione d’arte, trasmessa con gioia e divertimento, veniva ancora calpestata dal pregiudizio. Da allora ho sentito il desiderio di fare qualcosa per tramandare la nostra vera essenza, la nostra sicilianità, il nostro modo di essere”.
Il resto è, e continuerà ad essere, storia.
La sostanza del sentire l’arte per Vito Parrinello, da allora, non è cambiata.
Chiunque ha varcato la soglia del teatro Ditirammu, da artista o da semplice spettatore, ha sempre percepito quella straordinaria atmosfera mista di gioco, leggerezza pensosa, magia e, non ultima, di familiarità, resa tangibile dal luccichio degli occhi di Vito che sempre si illuminavano nell’accogliere tutti.
“Abbiamo perso un punto di rifermento culturale fondamentale per la città – ci ha detto Mario Azzolini, amico di lunga data di Vito Parrinello -. La scelta di coinvolgere il quartiere nella sua attività è stata ulteriore testimonianza della generosità e dell’affettività incondizionata che caratterizzavano quest’uomo. Rimarrà indimenticabile il suo “Ninnarò”, lo spettacolo che ogni anno riproponeva a Natale, aveva la capacità di commuovere e coinvolgere tutti”.
A Rosa, a Elisa e Giovanni e a tutti i familiari le più sentite condoglianze dalla redazione de “ilSicilia.it”.