I primi commenti sulla vittoria di Leoluca Orlando a Palermo, guardano alle amministrative come segnale in vista delle regionali di novembre.
I campanelli d’allarme sono tutti per il Movimento 5 Stelle che, dato per favorito in vista del prossimo voto di autunno, in questa consultazione comunale ha subito un’indubbia batosta. E non solo a Palermo, ma anche a Trapani e in quasi tutti i centri minori in cui si è votato.
Ai candidati pentastellati gli elettori hanno preferito di gran lunga quelli dei partiti tradizionali e delle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra. I dati proporzionali che danno la misura dell’affermazione delle singole liste raccontano anche in tal caso di un M5S primo partito, ma con percentuali inferiori rispetto a quelle previste alla vigilia. Trasporre, però, questo voto amministrativo in chiave regionale è difficile. Non lo si può fare in modo diretto, poiché nelle amministrative quel che conta sono quasi sempre i nomi dei candidati sindaco, insieme alla loro forza persuasiva e a quella delle liste che li sostengono. Quest’ultima considerazione, però, va rivista alla luce del fatto che – ad esempio a Palermo – i voti dei principali candidati sindaco Orlando e Ferrandelli, sono numericamente superiori rispetto alla somma di quelli delle liste che li appoggiavano. L’effetto trascinamento dei partiti, in pratica, non ci sarebbe stato. Per i cinquestelle il discorso è leggermente diverso: tantissime le croci apposte alla lista ma senza barrare anche il nome del candidato sindaco.
La considerazione che si può fare è che il Movimento 5 Stelle paga il prezzo di una competizione, nella quale, evidentemente, il messaggio pentastellato non è arrivato a destinazione per come i grillini speravano ed evidentemente, in molti casi, i candidati 5 Stelle non sono stati ritenuti dagli elettori all’altezza di governare i comuni in cui si votava.
Il M5S non è riuscito a convincere gli elettori ad andare a votare. infatti il vero vincitore è l’astensionismo. Questo si traduce in una scarsa incisività politica del messaggio. Non sono, di fatto, riusciti a convincere gli indecisi.
Ecco, dunque, che viene fuori come i votanti abbiano perciò preferito affidarsi alla “vecchia politica” che non alla principale forza di opposizione. Se si pensa, però, che il M5S perde non soltanto in Sicilia, ma in tutta Italia, vuol dire che questa riflessione va ampliata su scala nazionale. E il dato dovrà far riflettere Beppe Grillo e i suoi.
Certo è che a novembre, i fattori che influiranno sul voto regionale saranno altri. Innanzitutto non vi sarà il frazionamento del voto che c’è in ogni competizione amministrativa. Secondo parametro sarà quello di come le forze politiche si presenteranno agli elettori. Né il centrodestra, né il centrosinistra hanno ancora un candidato governatore e dunque, da domani i partiti ricominceranno a confrontarsi per far venire fuori i propri candidati.
I giochi che sembravano già chiusi, in ogni caso, sono riaperti, ma nonostante tutto, i grillini sono pur sempre i favoriti. Starà a loro fare autoanalisi sul voto di ieri e raddrizzare il tiro in vista di novembre, se vogliono davvero vincere le regionali. E soprattutto, le loro liste dovranno essere competitive, con candidati sul territorio in grado di convincere gli elettori a votarli e a votare il candidato governatore pentastellato.
Di contro, Orlando porta a casa una straordinaria vittoria personale, un plebiscito in proprio favore, che il primo cittadino palermitano potrebbe far fruttare anche in vista delle regionali. Non è escluso che il sindaco di Palermo possa mettere a frutto i propri voti, ponendoli sul tavolo delle trattative nel confronto con gli alleati del centrosinistra. Coalizione, quest’ultima, che riprende vigore da questo voto e che riapre i giochi. Il Pd, dilaniato com’è fra le sue correnti, può, infatti, approfittare del momento e ritrovare una inattesa unità su un nome che possa mettere tutti d’accordo.