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La Via un nome che non unisce il centrodestra. La partita si gioca su quello che può mettere tutti d’accordo

venerdì 7 Luglio 2017

Arrivare a destra, partendo dal centro. L’ambizione di rivendicare la centralità di un’area che in passato in Sicilia ha espresso un consenso vasto, sembra potere condizionare ancora oggi la scelta del candidato di centro destra.

Giovanni La Via sta facendo molto bene il parlamentare europeo. È al suo secondo, mandato, svolge ruoli importanti e penso sia giusto che continui a fare questo”. Pino Firrarello, nome ‘storico’ dell’area moderata catanese, non fa mistero delle sue opinioni.  Rivendica anzi uno schieramento centrista protagonista  possibilmente :”Io non faccio parte di una coalizione di destra. Mi sento un’espressione di centro. Abbiamo il diritto di chiedere una  nostra candidatura. Al di là dei suoi dinieghi, anche comprensibili, rimane Alfano, al di là di quello che lui stesso dice. Vedrei bene anche una candidatura di D’Alia”.

Il centro destra siciliano stenta a trovare la quadra sul nome dell’europarlamentare. Anche Francesco Cascio, uno dei coordinatori  in Sicilia di Alternativa Popolare fa diverse precisazioni sull’argomento:“Non abbiamo ancora parlato di nomi. Io ne faccio una questione di metodo. Riunire il centro destra a partire dal mondo moderato può essere una scommessa ancora possibile. Anzi assolutamente vincente. Le candidature autoreferenziali, e non mi riferisco a un nome in particolare, rappresentono un punto di partenza sbagliato”.

La candidatura di Musumeci rimane in campo, forte e autorevole, ma non sfonda proprio in quella parte di schieramento che si ritiene baricentrica sia nel centro sinistra che nel centro destra. Lo comprende anche l’ex europarlamentare catanese che, pur essendo in prudente attesa, lavora a 360 gradi per aumentare il proprio consenso.

Per certi verso il partito di Alfano ricorda il vecchio gioco del fazzoletto (rubabandiera) quando si aspetta di essere chiamati (da Berlusconi o Renzi, ad esempio) pronti a intercettare l’offerta politicamente più credibile.

E se da un lato le parole di Alfano di questi giorni sgombrano il campo a una sua discesa in campo, rimane chiara la tentazione dei centristi di rivendicare spazio e autonomie di scelte.

Un fatto che non è sfuggito allo stesso Miccichè, autorizzato dallo stesso Berlusconi ad avviare trattative  senza riserve.

Del resto non è un mistero che interi settori di Alternativa Popolare (da Maurizio Lupi a Simona Vicari) stiano subendo il fascino di una trattativa con la casa renziana.

Ecco dunque che si ritorna al punto di partenza.

Con chi sta Alternativa Popolare?

Esiste un nome e un volto che può convincere Musumeci a fare un passo indietro?

Il centro siciliano ha ancora la capacità di aggregare su un nome partendo da queste premesse?

L’esperienza laica di Ferrandelli, a cui hanno dato sostegno le forze di centro destra alle comunali di Palermo, viene citata come un esempio in cui la necessaria chiarezza rimane un presupposto fondamentale di riconoscibilità per gli elettori.

Forse anche su questo è il caso di riflettere.

 

 

 

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