Antonio Fiumefreddo, crocettiano non pentito, amministratore unico di Riscossione Sicilia e osservatore della politica siciliana non si appassiona allo sport estivo della ricerca di candidati per Palazzo d’Orleans: «È come quando uno non ha studiato tutto l’anno e non sa che pesci pigliare, e si fa raccomandare. Una mancanza di rispetto nei confronti dei siciliani che hanno una terra che affronta un rosario di emergenze»
Secondo Fiumefreddo in Sicilia si giocherebbe una partita a perdere.
A cominciare dalle parti del Pd: «Un modo per fare fuori Renzi, è come se perdendo la partita e mandando a casa l’allenatore, si possano cambiare le cose. Con Crocetta del resto, come si sono comportati? Messo in mezzo, lasciato solo e ora rinnegato, questa è l’immoralità del Pd. Crocetta due anni fa avrebbe dovuto chiudere con questo mondo e ci avrebbe guadagnato. Questa tra l’altro era anche la mia linea».
Quindi aggiunge: «Credo nel debito di riconoscenza, Crocetta mi ha dato la sua fiducia, non mi ha chiesto mai nulla in questi due anni. Io ho il dovere di ricambiare questa amicizia. Non gli consiglierei mai di candidarsi o cercare l’intesa con cadaveri che camminano».
In Sicilia, a suo avviso, è in corso una battaglia generale:«In Sicilia c’è un potere politico antico che non vuole cambiare ed un uno nuovo che è in attesa di subentrare, c’è una Chiesa antica e c’è una Chiesa nuova, c’è un’imprenditoria vecchia che non paga le tasse e una giovane e nuova in regola con il fisco e che chiede di intervenire».
È la contraddizione siciliana che prende forma in un momento complicato.
L’avvocato catanese non ne fa una questione di personalizzazioni: «I partiti continuano a non sapere guadagnare un ruolo in questa società, Fanno parte di un modello superato. Per questo, avevo suggerito a Crocetta di fare un governo delle eccellenze siciliane. Lui non lo ha fatto per rispetto di una cultura politica che metteva al centro l’appartenenza. Ecco come lo ripagano»
Nel gioco delle candidature e delle alleanze Fiumefreddo crede che Renzi e il Pd in Sicilia passeranno la mano:«Giovanni La Via potrebbe essere l’espressione di questo schema». Un nome, quello dell’europarlamentare, che resiste sul campo, nonostante l’usura di diverse settimane.
Il Fiumefreddo ‘grillino’ invece sorride: «Non è vero niente, non faccio parte di quel mondo, il fatto è che i partiti tradizionali sono anni-luce lontani dai bisogni della Sicilia. Vengo additato a loro solo perché riconosco correttamente che nel movimento di Grillo c’è un modo di prendere in considerazione una fetta di società che sarebbe finita fuori dalla politica. I partiti tradizionali non cercano il dialogo con le generazioni di trentenni e quarantenni di giovani del mondo delle imprese, del volontariato, delle professioni, questo per me è un errore gravissimo. Dai ‘grillini’ mi divide una concezione della politica che è diversa».
Fiumefreddo poi “avverte” Cancelleri: «Lui che è persona certamente perbene, deve solo fare attenzione a una serie di forze negative che possano avvicinarsi a lui. Non lo faranno con nomi noti, ma con le seconde file. La società siciliana non è fatta solo da buoni e cattivi, ma dovrà stare attento a chi gli finisce accanto».
Un rischio di ‘infiltrazione’ che il Movimento 5 stelle del resto conosce e a cui fa fronte con meccanismi di accesso e di controllo che potrebbero anche essere intensificati in questo senso.
Sul mondo universitario Fiumefreddo poi fa una riflessione diversa:«Non ci sono solo i rettori, ci sono professionalità e figure che potrebbero essere d’aiuto alla Sicilia che cerca di reclutare gli uomini del cambiamento».
Non fa nomi specifici, ma, in tema di candidati da cercare, traccia l’analogia con l’identikit di: «una persona che stimo molto, Antonella De Miro, il prefetto di Palermo. Una donna di eccezionali qualità. Se io fossi il segretario di un partito politico, mi andrei a mettere dietro la sua porta a chiederglielo, una che interviene sulle cose, conosce i problemi. È tempo di emergenzialità, servono questi profili»
Poi rivolge un pensiero alla sua città, Catania, dove «è nata una società di giovani che realizza droni. Perché la politica non guarda a questa gente, è un mondo che scapperà di questo passo I politici commissionano sondaggi anziché scendere in piazza e parlare alla gente, portando la massa al voto».
Per Fiumefreddo l’astensionismo farà la differenza: «Non andrà a votare chi non voterà 5stelle, un universo che non va demonizzato perché è fatto di gente che vuole cambiare le cose. Nessuno sta cercando l’altra parte sana di elettorato che è portatrice di un’istanza vera di cambiamento. I siciliani non riconosceranno più vie di mezzo, gli astenuti daranno alla politica siciliana la più grande lezione».
Affonda Fiumefreddo sui ritardi e le contraddizioni: «Per andare a Roma impieghiamo un’ora e per arrivare e Trapani da Catania, ci vogliono 3 ore. Nessuno pensa di fare una gara internazionale per fare le ferrovie veloci, il primo binario sarà pronto nel 2024».
La conclusione dell’avvocato catanese è particolarmente amara:«chiamare democrazia una società in cui spesso il voto è controllato da ambienti mafiosi, come è emerso dall’operazione della Procura di Caltanissetta nel caso di Niscemi, non ha senso. La mafia non vende più il singolo voto, ma i candidati alla lista. Questa terrà ha bisogno non di eroi, ma di normalità».