Una società senza pace Riscossione Sicilia, ritenuta dal governo regionale tra le partecipate strategiche e da salvare e che si trova ora in oggettive e complesse difficoltà finanziarie.
Crocetta negli ultimi giorni sarebbe stato sul punto di richiamare l’amministratore Fiumefreddo, dimessosi alcuni mesi fa, dimissioni che secondo alcuni non sarebbero mai state approvate, ma di cui si è comunque preso atto.
Il governatore siciliano avrebbe poi ha desistito dalla sua iniziativa, temendo forse di innescare ulteriori micce in una situazione che di per sé risulta grave e complicata.
Un contenzioso infatti tra Monte dei Paschi e Riscossione sta creando ulteriori problemi. La liquidazione delle quote della ex Serit da parte di Riscossione è al centro del conflitto che rischia di paralizzare l’attività della partecipata siciliana. Monte dei Paschi in via cautelativa, ha ritenuto di dovere sospendere il fido e quindi la liquidità della partecipata, che comunque nelle prime due rate della rottamazione delle cartelle in Sicili avrebbe incassato oltre 50 milioni di euro.
Un’iniezione consistente ma non decisiva, la definiscono, mentre un altro problema è dato dalla governance. Il consiglio d’amministrazione, nominato da Crocetta infatti non è operativo, non avendo ottenuto il parere della commissione Affari istituzionali in tempo utile.
Il presidente designato è il dirigente regionale Sergio Gelardi e nel cda ci sono Giuseppe Amato, capo di Gabinetto di Crocetta e Antonina Buonisi, segretaria della giunta di governo.
Inoltre sarebbe stata annunciata un’impugnativa romana sulla norma regionale, contenuta nel ‘collegato’ alla Finanziaria, di cui però a oggi non c’è traccia ufficiale. Lo scioglimento della società si porrebbe in contrasto con la prerogativa che riserva allo Stato il passaggio di competenze tra le società di Riscossione operanti nelle varie regioni e l’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima è destinata in un futuro non troppo lontano nel tempo ad assumere in territorio nazionale la ‘mission’ della riscossione. Sempre che la Sicilia non pensi di dotarsi di una soluzione diversa.
Sull’impugnativa dunque ci sarebbe stato un passaggio informale e non ufficiale sull’intenzione di dare lo stop alla norma, diverso dal ricorso vero e proprio ad esempio che il governo nazionale ha preparato sulla legge che riformava le Province votata ad agosto dall’Ars.
Il ritorno di Fiumefreddo sarebbe l’ennesimo colpo di scena di una telenovela infinita a cui assistono perplessi i 700 lavoratori, oggi a rischio, di Riscossione Sicilia.