«Al termine di un’assemblea dei soci illegittima svoltasi a Pedara, culminata in un nuovo intervento dei carabinieri, una minoranza di soci del Gal “Terre dell’Etna e dell’Alcantara” ha proceduto all’elezione abusiva e antidemocratica di un nuovo Cda dell’ente. Purtroppo, un gruppo di soggetti ben connotati politicamente ha attuato una vera e propria tagliola a danno di una maggioranza presente in aula di oltre 40 soci fra sindaci, enti pubblici e privati, su 73 aventi diritto, che non hanno potuto esprimere liberamente il proprio voto sul rinnovo della governance del Gal».
Lo dichiarano i sindaci di Riposto, Mascali, Viagrande, Trecastagni, Nicolosi, Malvagna, Motta Camastra, Roccella Valdemone, Francavilla di Sicilia, Gaggi, il presidente del Parco Fluviale dell’Alcantara, già maggioranza tra i soci pubblici, e i componenti del Cda uscente del Gal Nunzio Batturi e Angelo Scuderi, il vicepresidente uscente Francesco Sgroi e l’amministratore delegato uscente Emanuele Zappia.
«Fino all’ultimo – proseguono i soci Gal – abbiamo cercato di garantire la regolarità delle procedure, normative alla mano ma prima ancora chiedendo buon senso. A sera inoltrata, poi, abbiamo scelto di abbandonare l’assemblea illegittima per un estremo e forte gesto di protesta contro un atteggiamento incomprensibile, gravemente lesivo della dignità delle istituzioni. Adesso facciamo appello alla Regione Siciliana affinché proceda celermente al commissariamento del Gal Etna-Alcantara. I gravi fatti che denunciamo, peraltro, sono avvenuti sotto l’occhio di ispettori scrupolosamente inviato dal dirigente del Dipartimento Agricoltura Dario Cartabellotta».
«Occorre scongiurare – proseguono sindaci e altri soci – che una governance abusiva del Gal, eletta nel corso di un’assemblea dei soci priva di efficacia, metta a repentaglio la credibilità di un ente che deve, invece, lavorare garantendo partecipazione e trasparenza. Ma anche, occorre evitare che un Cda squalificato e illegittimo proceda all’adozione di atti che sarebbero nulli e che, dunque, metterebbero a repentaglio l’ingente mole di finanziamenti dall’Europa per le imprese del territorio etneo e alcantarino», concludono.