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“Ci vogliono ancora anni per poter sradicare la mafia. Per fortuna la strage di via d’Amelio, e prima quella di Capaci, hanno segnato una svolta perché hanno spiegato ai siciliani che combattere la mafia non è solo un problema dei magistrati o delle forze dell’ordine, ma un problema di ognuno di noi, ciascuno nel proprio campo. È da allora la Sicilia è cambiata, anche se naturalmente ancora non abbiamo vinto“. Così il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, al suo arrivo al foro italico di Palermo, dove si sta svolgendo la manifestazione per il trentennale della strage di Capaci.
“Prima c’era la convinzione che la lotta alla mafia fosse solo un problema delle forze dell’ordine e della magistratura. Dopo la drammatica stagione delle stragi del 1992 si è capito che la lotta alla mafia impegna tutti, ogni cittadino, ciascuno nel proprio ruolo. Oggi questa consapevolezza è cresciuta, anche se l’impegno antimafia molto spesso rimane accompagnato da ipocrisia e da retorica. Io credo che l’antimafia vada predicata e praticata giorno dopo giorno nel silenzio del dovere, evitando speculazioni, per rendere omaggio al sacrificio che tante donne e tanti uomini hanno saputo e voluto compiere per fare migliore questa Sicilia e questa Italia”.
“Condannati che sostengono politici? Io mi occupo della buona politica, di capire cosa è accaduto nel 1992 – aggiunge -. Quante opacità, quante connivenze intere allo Stato e quanta ipocrisia ancora oggi si ripercuote in alcune ricorrenze. Bisogna essere chiari: Falcone e Borsellino sono stati colpiti dalla mafia, sono diventati facile bersaglio perché sono stati lasciati soli da pezzi dello Stato”.