Schifani ha illustrato agli alleati le principali linee di indirizzo su cui intende poggiare il proprio mandato, reiterando l’intenzione di volersi avvalere della prerogativa di utilizzare solo deputati all’interno della sua giunta. I meloniani dal canto loro hanno ribadito la richiesta di quattro assessorati e della presidenza dell’Ars, facendo pesare al presidente forzista sia il peso della rinuncia al secondo mandato di Nello Musumeci sia il contributo di voti dato all’elezione del neo presidente. Fratelli d’Italia mantiene dunque il punto sulle postazioni da occupare in giunta e chiede per certi versi che siano replicati a campi inversi i rapporti di rappresentanza in giunta di cinque anni fa all’indomani dell’elezione di Musumeci, con Fi che ebbe quattro assessori e il presidente dell’Ars |
I meloniani sembrano poco inclini a una o più rinunce. L’accordo su Schifani, siglato da Ignazio La Russa avrebbe previsto questo tipo di contropartita come effetto della rinuncia di Nello Musumeci alla possibilità di correre per il secondo mandato a Palazzo d’Orleans.
Lo schema a quattro “punte” con Attività produttive, Sanità, Agricoltura, Infrastrutture, potrebbe cedere il posto a una terna di peso sulle deleghe e lo scranno più alto di Sala d’Ercole a cui ambisce anche l’Mpa con Roberto Di Mauro.
Lo scenario iniziale si è complicato per FdI dopo che i partiti minori, tra tutti autonomisti e cuffariani (che per l’assessorato propenderebbero per un esterno), non solo hanno raggiunto il quorum ed eletto deputati, ma sono a pieno titolo della partita.