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L’attivista bielorusso Ales Bialiatski, l’organizzazione per i diritti umani russa Memorial e l’associazione per i diritti umani ucraina Center for Civil Liberties: sono loro i vincitori del Premio Nobel per la Pace 2022. L’annuncio è avvenuto come ogni anno da Oslo.
“Hanno compiuto uno sforzo eccezionale per documentare i crimini di guerra, le violazioni dei diritti umani e l’abuso di potere. Insieme dimostrano l’importanza della società civile per la pace e la democrazia“. Queste le parole del comitato che hanno motivato la consegna del prestigioso riconoscimento.
Ad essere premiati nel 2021 erano stati la filippina Maria Ressa e il russo Dmitry Muratov, entrabi giornalisti dissidenti, “per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è una condizione preliminare per la democrazia e una pace duratura“.
CHI SONO I VINCITORI
Ales Bialiatski “è stato uno dei promotori del movimento democratico emerso in Bielorussia a metà degli anni ’80. Ha dedicato la sua vita alla promozione della democrazia e dello sviluppo pacifico nel suo Paese d’origine“, si legge nel comunicato del Premio Nobel che ha ricordato come “le autorità governative abbiano ripetutamente cercato di mettere a tacerlo“. “È stato incarcerato dal 2011 al 2014. A seguito di manifestazioni su larga scala contro il regime nel 2020, è stato nuovamente arrestato. È ancora detenuto senza processo. Nonostante le enormi difficoltà personali, Bialiatski non ha ceduto di un centimetro nella sua lotta per i diritti umani e la democrazia in Bielorussia“. Il comitato ha chiesto la sua liberazione immediata.
Memorial è l’organizzazione non governativa fondata nel 1987 da Andrej Sakharov, anche lui premio Nobel per la pace, che custodisce la memoria di oltre tre milioni di vittime del Terrore staliniano. Dopo il crollo dell’Urss è diventata la più grande organizzazione per i diritti umani in Russia. Memorial negli anni si è impegnata anche a raccogliere informazioni sull’oppressione politica e sulle violazioni dei diritti umani in Russia.
Center for Civil Liberties è un’organizzazione civica nata il 30 maggio 2007 con sede a Kiev. Dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina nel febbraio 2022, il Center for Civil Liberties si è impegnato a identificare e documentare i crimini di guerra russi contro la popolazione civile ucraina. “In collaborazione con partner internazionali – spiega il comitato Nobel –, il centro svolge un ruolo pionieristico al fine di far rispondere i colpevoli dei loro crimini“.
LO SCENARIO
Il 2022 ha visto gli occhi del mondo puntati verso l’Europa orientale. Il conflitto russo-ucraino sbarca quindi anche in Norvegia. Le vicende degli ultimi mesi non sono quindi passate inosservate: invasioni, bombardamenti, migliaia di civili morti e la paura, che ogni giorno si fa sempre più viva, di una possibile guerra nucleare.
Altra protagonista di quest’anno è stata anche la Bielorussia. Il paese ha visto numerose mobilitazioni interne sul tema dei diritti civili e politici. Il presidente Lukashenko si è distinto per il suo pugno duro contro le manifestazioni, ma anche contro l’opposizione nel paese, e la sua politica filo-putiniana, sicuramente determinante nei primi mesi del conflitto e le conseguenti invasioni.
I PRONOSTICI ALLA VIGILIA
Pronostici rispettati in parte. Nelle ultime ore era esploso il toto-premiati. Molti dei nomi erano infatti legati al conflitto russo-ucraino. Il grande favorito alla vigilia sembrava il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, su cui però non sono mancate le polemiche sulla mancata volontà di scendere a patti con Mosca.
Altro nome molto discusso era quello dell’oppositore numero uno di Vladimir Putin, Alexey Navalny. L’attivista era stato arrestato dalle autorità di Mosca nel febbraio del 2021, con l’accusa di frode, dopo essere sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento avvenuto in volo.
Era circolato anche il nome della bielorussa Svetlana Tikhanovskaya. La donna, oggi in esilio, lo scorso anno era diventata leader dell’opposizione al presidente Alexander Lukashenko, prendendo il posto del marito arrestato.
Non solo guerra e dissidenti, tra i papabili vincitori erano circolati anche i volti più noti che negli ultimi anni si sono battuti per l’ambiente e il cambiamento climatico: la 19enne Greta Thumberg, leader del movimento per il clima “Fridays For Future”, e la 43enne Chibeze Ezekiel, vincitrice del massimo riconoscimento per gli ecologisti, il Goldman Environmental Prize.