L’influenza è in anticipo di due mesi mentre le vaccinazioni procedono a rilento.
I contagi, inoltre, corrono molto più velocemente rispetto all’anno scorso, con un’incidenza di 7 casi per mille abitanti, con picchi del 19,6 per mille nella popolazione pediatrica da 0 a 5 anni, che è quella che fa da principale fonte di diffusione dell’infezione in famiglia.
In pratica un tasso che, in genere, si riscontra a gennaio e, non solo, la diffusione potrebbe essere superiore rispetto agli anni pre-pandemici. Più la presenza del Covid che con le sue varianti continua a confondere un po’.
“Affrontiamo questa stagione con i mezzi di prevenzione che abbiamo conosciuto e che tanto ormai ci hanno accompagnato negli anni: la vaccinazione per il Covid (ciclo primario per chi non l’ha fatto e/o il booster, e facendo anche quello influenzale. I dati che vengono dall’Australia, nell’altro emisfero dove già c’è stata l’influenza, è stata molto più grave molto più severa delle tue stagioni in cui è venuta a mancare grazie al distanziamento fisico e alle mascherine”. A dirlo è Francesco Vitale, Professore Ordinario Igiene e Medicina Preventiva Unipa.
“La mia raccomandazione è quella di non perdere tempo e di andarsi a vaccinare. Siamo in tempo fino a fine dicembre“.
I sintomi
L’insieme dei sintomi (variamente associati) e la modalità di comparsa determinano la corretta diagnosi. Innanzitutto, l’esordio dei sintomi influenzali è solitamente improvviso.
L’influenza è caratterizzata dalla presenza di:
- febbre alta (38-40°C, dura almeno 3-4 giorni);
- brividi di freddo accompagnati da sudorazione, mal di testa (presente nell’80% dei casi).
Mentre a livello sistemico:
- dolori ossei e muscolari diffusi in tutto il corpo;
- debolezza fisica;
- sonnolenza.
I sintomi respiratori quali:
- naso chiuso o che cola;
- mal di gola;
- starnuti;
- tosse secca (non catarrale);
- dolori al petto durante la respirazione, anche piuttosto intensi.
Il professore inoltre aggiunge che “nei soggetti che hanno delle comorbosità croniche, come il diabete, malattie cardiache e renali, epatopatie o pneumopatie, possono più facilmente avere delle complicanze dell’influenza. Ossia delle super infezioni batteriche e andare incontro a polmoniti, o altri morbi o aggravamento dei sintomi delle patologie concomitanti e, quindi, avere una maggiore severità dell’influenza, spesso anche ospedalizzazioni e, purtroppo, in alcuni casi anche esiti fatali”.
L’appello
“Cerchiamo di mantenere il buon uso dei dispositivi di protezione individuale che sono fondamentali negli ospedali e nei luoghi di assembramento – evidenzia -. Cerchiamo di mantenere questa buona educazione che abbiamo preso adoperando tutto quello che può arginare e può limitare e far controllare la trasmissione la circolazione di un virus come virus del coronavirus o anche il virus influenzale in una comunità”.