Carissimi
Perché abbiamo deciso di identificare due periodi dell’anno per il riposo e/o i festeggiamenti e alla fine lavorativamente li facciamo coincidere con tutte le scadenze e gli adempimenti, da mandare a femmine perdute qualunque atteggiamento di buona volontà ed apertura verso il prossimo, accompagnato da un meritato riposo?
Combatto da sempre per la difesa del riposo. Molte cose naturali e necessarie stanno diventando nella ns. società dei peccati.
Mangiare è peccato, divertirsi è peccato, riposarsi poi è peccato mortale.
Da ex atleta ho imparato subito l’importanza del riposo e del recupero, pari a quella dell’allenamento.
A quel tempo si allenava il cuore al sostegno degli sforzi e gli si permetteva subito dopo, di recuperare i suoi ritmi, allo stesso modo nella vita normale, dopo una settimana di lavoro ci vuole sempre un meritato riposo, dopo un anno di lavoro ci vuole ancora un meritato riposo.
Allora mi chiedo: per quale motivo i bilanci preventivi delle pubbliche amministrazioni si approvano a fine anno?
Allora mi chiedo ancora: per quale motivo qualunque riorganizzazione viene varata a Ferragosto o a Natale? Ce l’avete con il vs prossimo? Mi viene in mente il solito motto “picciotti organizziamoci”, tariamo ed allineiamo i ns. sforzi e se proprio non ci riusciamo, allora cambiamo le regole, festeggiamo l’inizio dell’anno a marzo ed andiamo in vacanza estiva a novembre, ma facciamo in modo che questi momenti stressanti non coincidano con i momenti dedicati al rilassamento e festeggiamento.
Diceva un importante sindaco della mia città: “siti nemici da cuntintizza.”
Eh, come dargli torto. So che c’è chi sfoga sul lavoro tante frustrazioni personali e se costoro decidono di vivere per lavorare 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana non possono pretendere che il prossimo sia sempre pronto ad una loro convocazione.
Io sono una versione 1.0 e quindi per me (l’ho detto tante volte) il momento più bello era quello in cui si calavamo contemporaneamente le saracinesche, si chiudevano gli uffici ed il pater familias diceva “adesso ci si dedica alla famiglia.”
Era un bel modo di vivere, si stava insieme con i propri parenti o ci si isolava dedicandoci ai nostri hobby.
Che erano belli quei luoghi di villeggiatura dove ci si rincontrava l’anno dopo e ci si raccontava la qualunque (ma quali telefonini) al massimo durante l’anno una telefonata da telefono fisso per fare gli auguri per qualche ricorrenza.
Sapere che la sig.ra Lo Stimolo aveva cambiato lavoro e sua figlia Samanta si era diplomata come l’anno precedente “Suelle” (la cugina).
Oggi non sappiamo neanche se andiamo in ferie e tutti siamo così indispensabili per i nostri contesti lavorativi da chiedersi come mai con tutta questa frenesia produttiva il ns paese non sia alla testa delle potenze produttive? Davanti a tanto lavoro in pronto intervento anche i vigili del fuoco passerebbero per fannulloni.
Eppure, eccoci qua, senza neanche aver ancora comprato i regali di Natale, senza aver fatto una passeggiata in centro per vedere le luminarie o l’albero di Natale per farsi un selfie davanti a tutta quella neve (ma dove?).
No, lo ammetto, ho le idee confuse, mi ricordo che c’erano i fatidici il giorno dopo, del tipo il 26 dicembre o il 1 gennaio, dove ci si risaccava, dopo le spanzate, lasciato lì a braccia e gambe aperte buttati sulle poltrone senza evidenti segnali di vita, pronti a sonnecchiare in attesa che si riprendesse a mangiare la sera, in quelle tavolate dove un cuoco gourmet sarebbe stato picchiato a sangue, fino a chiedere pietà, tavolate dove venivano indicate con cautela tutte le suppellettili non commestibili?
Che ne è stato di questi momenti? Mancano sette giorni alla notte di Natale e io ringrazio i negozi con le ridimensionate luminarie a ricordarcelo.
Comunque, nell’anticipare gli auguri per le buone feste, faccio gli auguri a tutti coloro che lavoreranno per permetterci di poter passare in sicurezza queste poche ore rubate alla frenesia lavorativa di ogni fine anno. Un abbraccio Epruno