Continua il nostro viaggio alla scoperta della storia, della cultura e dell’ identità dei territori culturali: questo e tanto altro è “Invito in Sicilia. Le meraviglie di casa nostra”. Il nuovo format video de ilSicilia.it, composto da 10 puntate, è presentato da Giuseppe Santostefano, in collaborazione con la Regione Siciliana e l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
Concludiamo questo meraviglioso viaggio a Palermo, accompagnati dal direttore del museo di Palazzo Abatellis, Evelina De Castro.
“Ad accogliere i fruitori è “Trionfo della Morte” che “rappresenta la storia dell’arte in Sicilia, tra oriente e occidente, tra Nord e Sud”, dice Evelina De Castro storica dell’arte, direttore del Museo.
La Regione “propone tre tipologie museali differenti. La Galleria raccoglie l’arte in Sicilia medievale e moderna; l’Oratorio è museo di se stesso, palazzo settecentesco con gli stucchi di Giacomo Serpotta; Palazzo Mirto, invece, si presenta con una stratificazione storica dal medioevo sino al ‘900 con un’identità forte ottocentesca che propone arredi e materiali solidi e artistici nel contesto di una dimora nobiliare meridionale”, specifica De Castro.
Da un luogo straordinario a uno altrettanto stupendo. Concludiamo il nostro percorso tra le bellezze siciliane a Monreale, con il suo Chiostro dei Benedettini, in compagnia dell’architetto Serena Tusa della Sovrintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Palermo.
“L’intero complesso benedettino viene realizzato per volere di Guglielmo II, detto il Buono, tra il 1174 e il 1176. Questo range di tempo così breve ci fa intuire che probabilmente è riferito alla costruzione del complesso in sé, mentre le successive operazioni di decoro e di abbellimento del complesso stesso, vennero condotte negli anni seguenti e addirittura la documentazione di archivio fin qui conosciuta e indagata ci racconta della venuta di circa 100 monaci dalla comunità benedettina di cava dei tirreni all’interno del Chiostro già nel 1176, quindi questo ci lascia immaginare che poi queste enorme numero di monaci abbiano compartecipato all’abbellimento di questo complesso”.
“Il Chiostro si sviluppa su una pianta quadrata e ogni lato è lungo 47m ed è arricchito da ben 27 arcate di colonnine binate tetrastili agli angoli, colonnine con arcate ogivali che poggiano su capitelli corinzi ornati e intagliati con decori che rimandano a momenti fitomorfici, zoomorfi e momenti di carattere religioso“.
Anche la vegetazione all’interno del Chiostro ha un significato preciso all’interno del complesso e si riferisce al Paradiso Terrestre: “Il Chiostro inteso come ortus conclusus era in origine arricchito da innumerevoli piante esotiche. Ad oggi a noi non è arrivato nulla ma con interventi del passato si è voluto inserire all’interno delle aiuole delimitate da siepi di alloro, 4 alberi a carattere simbolico: l’ulivo, il melograno, il fico e la palma“.
“Sul lato destro delle corsia meridionale si emula l’immagine di un piccolo Chiostro, anch’esso con arcate ogivali con colonnine binate tetrastili agli angoli e che attraverso un gioco di gradini con forme geometriche con valenza simbolica, perché abbiamo la forma del quadrato (rimanda ai 4 punti cardinali) e dell’ottangolo (rimanda alla creazione del mondo e simboleggia l’ottavo giorno, cioè quello successivo alla creazione vuole dare un’immagine di rinascita), al centro si trova una fontana abbellita da un fusto circolare di colonna decorato e sormontata da un capitello con tessere da cui sgorga l’acqua“.
La prima cosa che si nota entrando e che al momento ci sono dei lavori di restauro e dietro c’è un interesse culturale nel restaurare questo chiostro che è attrazione turistica e culturale per Monreale.
“I lavori in corso sono di restauro delle coperture delle corsie del chiostro stesso. E’ un progetto finanziato dall’unione europea con un sostanzioso di circa 700mila euro e che guarda alla messa in sicurezza delle corsie attraverso degli interventi di carattere strutturale, operati sulle falde di copertura delle corsie stesse. Nasce dall’aver constatato dei danni presenti sia nei capitelli che nelle basi. Probabilmente dovuti dall’eccessivo carico che il colonnato deve sopportare“.