In un’epoca in cui le cucine di tutto il mondo si prendono la scena e diventano protagonisti di uno “spettacolo nello spettacolo”, e gli chef si trasformano in primedonne, è indovinata la scelta del Teatro Vittorio Emanuele di aprire il cartellone con “Amori e sapori nelle cucine del Gattopardo”, coproduzione con lo Stabile di Trieste “La Contrada”.
Con un salto indietro nel tempo, al famoso ballo immortalato dal capolavoro di Tomasi di Lampedusa e dalle scene del film il Gattopardo, gli spettatori si ritrovano a sbirciare nella cucina del lussuoso Palazzo Ponteleone. Lì, tra gli aromi dello zafferano e il profumo del rosmarino, tra il sapore del Marsala e una misteriosa zuppa di ceci, si dipana l’intera trama che affonda le radici in un segreto di 20 anni prima. Così, le baruffe tra “chef” ovvero Teresa (cuoca del padrone di casa don Diego) e Monsù Gaston (che il Principe ha mandato in aiuto in occasione del ballo), non sono soltanto per chi porterà nei saloni le migliori pietanze, ma per chi conquisterà, anzi “riconquisterà” il palato e il cuore di don Fabrizio.
Veleni e segreti, ripicche, vecchi e nuovi amori, animano la cucina del Palazzo nobiliare ed in scena fanno capolino gli echi del romanzo e di una Sicilia nella quale “tutto cambia per non cambiare”.
Nessuno dei personaggi del salone e della lussuosa vita dei piani “alti” entra mai fisicamente nelle cucine ma le ombre e le penombre del “mondo di sopra”, diventano compagni quotidiani di chi lavora dietro le quinte.
Passionale e fortemente vera è la cuoca Teresa (Tosca D’Aquino) che crede davvero possibile il riscatto del cuore e tiene a testa alta il confronto con Monsù Gaston (Giampiero Ingrassia) spaventato da un imminente declino che fa traballare il suo personalissimo regno incontrastato. Ma il mondo del dietro le quinte è popolato da siciliani che sanno sorridere e amare senza etichette e orpelli come gli altri personaggi che assistono al duetto culinario (che poi culinario non è ma guarda più al cuore che al gusto). Così Culicchia (Giancarlo Ratti) illumina con le sue speranze e i suoi batticuori la scena, irrimediabilmente innamorato e pronto a credere che basta volerlo per cambiare la vita. C’è poi Carlo, il giovane figlio di Teresa, interpretato dall’attore messinese Tommaso D’Alia, cresciuto e protetto tra i fornelli e appena affacciatosi alla vita reale, e i due aiutanti cuochi Rossella Pugliese e Francesco Godina, che tra ricette, tentazioni amorose e scaramucce, rappresentano quella gioventù piena di entusiasmi e sogni che i due chef hanno lasciato alle spalle.
Lo spettacolo nato da un’idea di Simona Celi (direttore artistico del Teatro Vittorio Emanuele), con il testo di Roberto Cavosi e la regia di Nadia Baldi, scene di Luigi Ferrigno, costumi di Carlo Poggioli, musiche di Ivo Parlati è piaciuto al pubblico messinese ed è pronto per le altre tappe nei teatri italiani.