Benedetta Provincia. L’ente intermedio, che circa un decennio fa veniva dipinto dai più come la cosa più inutile tra le inutili, strappando applausi scroscianti in diretta TV quando, l’allora presidente della Regione, Rosario Crocetta ne sancì la fine a queste latitudini, torna prepotentemente nel dibattito politico.
È nota la posizione dell’attuale governo regionale che si è spinto oltre le intenzioni presentando un ddl di ripristino, salutato con favore da larga parte delle forze politiche.
Le nuove ex Province, anche se ancora non esistono, sono quel raggio di sole che potrebbe contribuire (e non poco) a illuminare la notte delle segreterie chiamate ad indicare i candidati sindaco delle città siciliane in cui si voterà.
Se, come sembra, torneremo ad esprimerci in cabina per scegliere il presidente della Provincia già in autunno, allora quel raggio di sole potrebbe clamorosamente trasformarsi in luce piena accelerando sensibilmente le scelte dei partiti che faranno così azione di sintesi. L’ipotesi che circola un po’ ovunque, infatti, è un ritorno al passato: se una forza politica guida una città o ne esprime la candidatura non può farlo nella Provincia di riferimento. Insomma, a destra come a sinistra, per le imminenti candidature a sindaco verrebbero meno veti, premiati da vere e proprie compensazioni.
Lo sprint che ha impresso Schifani con la presentazione del ddl, oltre ad avere tutte le caratteristiche dell’antidoto allo stallo in cui si trovano impantanati tutti i partiti per definire chi dovrà presentarsi alle elezioni di fine maggio, potrebbe essere il vino frizzante per celebrare – a destra come a sinistra – il momento della pace che segue la tregua armata che si sta vivendo.