“Occorrerebbero dei centri di riabilitazione con l’obbligo di frequentazione per monitorare gli stalker e tentare, nei limiti del possibile, di recuperarli dai loro disturbi alcuni dei quali legati a problemi culturali e caratteriali. Bisogna provarci, anche perché non sono pochi“. Lo afferma il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, titolare dell’inchiesta sull’omicidio di Vanessa Zappalà, la 26enne uccisa dal suo ex fidanzato, Antonino Sciuto, di 38 anni, con sette colpi di pistola alla testa.
“E’ difficile controllare tutti gli stalker, noi emettiamo come ufficio 5-6 ordinanze restrittive a settimana ed è complicato disporre la carcerazione perché occorrono elementi gravi e, comunque, non si può fare fronte ai fatti imponderabili”. Aggiunge il Gip di Catania, Nunzio Sarpietro.
Il capo dell’ufficio etneo del Giudice per le indagini preliminari ripropone una sua ipotesi di intervento: “un braccialetto elettronico ‘out’ per l’indagato che segnali la sua presenza e, contemporaneamente, un dispositivo per la vittima che emetta segnali acustici e luminosi quando lo stalker viola la distanza impostagli dal provvedimento di non avvicinamento”.