Il tursiope e la stenella striata, tra i piccoli, la balenottera comune e il capodoglio, tra i grandi: sono i cetacei che dominano sulle altre specie nel Mediterraneo. Gli avvistamenti di queste quattro specie costituiscono oltre il 90% degli ‘incontri’. E’ quanto emerge dallo studio “I cetacei nel Mediterraneo: indice di incontro, specie dominanti e hot spots di diversità“, coordinato dall’Acquario di Genova. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Diversity.
Il Mediterraneo sembrerebbe un mare con una diversità relativamente bassa, ma vi sono alcune aree, come il Mare di Alboran o il Santuario Pelagos nel Mar Ligure, dove la diversità di specie è significativamente maggiore e che rappresentano degli “hot spot di biodiversità” da studiare e proteggere. In queste zone è possibile avvistare anche le specie meno comuni come il globicefalo, il grampo o lo zifio.
Lo studio è stato condotto da 32 unità di ricerca e 44 ricercatori provenienti da Spagna, Francia, Italia, Montenegro, Grecia, Turchia e Israele e Scozia. E’ andato avanti 15 anni (2004-2018) attraverso 800.000 km percorsi in mare, 18.000 avvistamenti di cetacei.
Sono almeno due le caratteristiche che favoriscono la diversità di specie: habitat caratterizzati da una diversa profondità, perché ogni specie ne predilige una, e presenza di alta concentrazione del plancton vegetale che sta alla base della catena alimentare. Con i cetacei concentrati in poche aree le attività dell’uomo, come pesca e traffico marittimo, possono essere fondamentali come fattori di cambiamento (anche in negativo) a livello locale. Su scala più ampia, i cambiamenti climatici e la diminuzione delle piogge potrebbero causare una diminuzione del flusso di nutrienti, portando a un livellamento verso il basso della diversità di cetacei.
Per i ricercatori sono necessari una maggiore tutela delle aree individuate come hotspot di biodiversità e il completamento della mappatura, estendendola alle aree meno studiate e in particolare nel bacino sudorientale. Per raggiungere questo è fondamentale includere nella collaborazione i paesi del sud del Mediterraneo.