“La battaglia per la verità sulla strage di via D’Amelio, per il superamento dei depistaggi e dei tradimenti, non era solo una velleità emozionale della destra palermitana. Nelle oltre mille pagine di motivazioni, i giudici di Caltanissetta hanno messo nero su bianco i tradimenti, i depistaggi, le amnesie, le sgrammaticature istituzionali e tutto ciò che ha contribuito al più grosso depistaggio della storia d’Italia. Questo è uno dei casi in cui il potere d’inchiesta del Parlamento deve soccorrere il potere d’accertamento della verità processuale che è proprio della magistratura. Abbiamo tutti il dovere di concorrere alla scoperta della verità storica: lo dobbiamo alle vittime della strage, il giudice Paolo Borsellino e gli angeli della sua scorta, lo dobbiamo ai familiari che hanno saputo trasformare un dolore intimo e personale in un risveglio della coscienza civile, lo dobbiamo all’Italia perché una democrazia è più solida se fondata sulla verità“. Lo dichiara il deputato di Fratelli d’Italia, Carolina Varchi.
“Non ho ancora letto tutta la sentenza. Perciò mi riservo di valutarne il contenuto. Ma uno sguardo sommario alle motivazioni mi fa pensare che si tratti di una sentenza epocale”. È il giudizio dell’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia Borsellino che dal 2015 segue l’inchiesta sui depistaggi per la strage di via D’Amelio. “Quando cominciai a occuparmene – dice – non pensavo che si potesse arrivare a questo risultato. È una sentenza di primo grado, e bisogna quindi aspettare gli altri gradi di giudizio, ma credo che sia stato compiuto intanto un passo importante”.