“Noi siamo impegnati sì a conoscere il sistema criminale nei nostri territori ma il nostro compito principale è quello di riuscire a promuovere una mobilitazione civile che rompa il cosiddetto muro dell’indifferenza perché credo che l’indifferenza è il principale alleato della criminalità. Non è complicità ma favorisce la penetrazione delle organizzazioni mafiose in ogni angolo della nostra vita”.
Lo ha detto Antonello Cracolici, presidente della Commissione regionale Antimafia a margine della missione a Caltanissetta insieme ai colleghi deputati Michele Mancuso, Roberta Schillaci e Carmelo Pace.
“Nel Nisseno non esistono associazioni antiracket e non c’è un consorzio tra Comuni per la gestione dei beni confiscati e con questa parcellizzazione non andremo da nessuna parte. Credo che si debba fare un salto di qualità, perché qui si gioca la credibilità dello Stato: le risorse sottratte ai mafiosi vanno restituite alla comunità. Tra l’altro nel Pnrr c’è una misura specifica sui beni confiscati, vedremo come ragionarne insieme ai sindaci di tutta la provincia”, continua il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, che con gli altri componenti della commissione ha incontrato alla prefettura di Caltanissetta i vertici istituzionali e gli amministratori della provincia.
“Estorsioni, traffico di stupefacenti – ha aggiunto Cracolici – possibilità di pressioni sui fondi Pnrr nel settore degli appalti, centinaia di beni confiscati non ancora trasferiti alla gestione sociale del terzo settore: sono alcune delle criticità del Nisseno emerse dopo l’audizione di oggi. Ma sono preoccupato anche per la scomparsa del sistema dell’antiracket che, in qualche modo, è uno strumento di promozione della cultura della denuncia e della individuazione anche dei fenomeni che Cosa Nostra utilizza per finanziarsi attraverso le estorsioni e per finanziare i detenuti e i loro familiari”.
Per quanto riguarda alcuni aspetti specifici del territorio, il presidente ha poi sottolineato che “La legalità va costruita anche con sistemi di prevenzione oltre che di controllo – ha detto – ad esempio, a Gela non è ancora stato installato un sistema di videosorveglianza, che è uno strumento importante per prevenire e contrastare la criminalità”.
Mentre per quanto riguarda la struttura della mafia presente “esiste la Stidda, ma la presenza dominante è quella ancorata al modello tradizionale organizzato per mandamenti – ha concluso Cracolici – con famiglie che tramandano il loro potere e che hanno interessi nell’agricoltura e nel traffico di droga. Come commissione antimafia siamo qui per creare le condizioni di una mobilitazione civile che possa rompere il muro dell’indifferenza.Lo Stato qui a Caltanissetta è consapevole e attrezzato verso le sfide che pone il contrasto alla mafia”.
Infine in merito alle motivazioni della sentenza del processo sul depistaggio della strage di via D’Amelio che si è celebrato a Caltanissetta, Cracolici ha sottolineato che “la Commissione Antimafia siciliana ha compiti fissati dalla legge e quindi ci preoccupiamo di tutte le attività connesse alla presenza della criminalità. E’ chiaro che la nostra non è l’attività della commissione nazionale antimafia che ha poteri investigativi, che può usare l’autorità giudiziaria e le forze dell’ordine. Noi non abbiamo questi compiti e poteri quindi prendiamo atto della sentenza che qui a Caltanissetta è stata pronunciata. E’ evidente che la strage di via D’Amelio e forse anche Capaci è stata probabilmente pensata da menti che stanno fuori da Cosa Nostra e hanno rapporti con lo Stato”.