“La rana e lo scorpione” è il nuovo libro di Pietro Massimo Busetta, professore di Economia all’Università degli Studi di Palermo. Essendo un opinionista indipendente di politica, Busetta va subito al punto.
“La rana è il povero popolo e lo scorpione, in Sicilia, è quella classe dominante estrattiva che utilizza il consenso non per il bene comune – come dovrebbe essere – ma per il bene proprio. Ci si dovrebbe candidare perché si ha un fuoco interno che lo dirige verso il bene collettivo. Invece abbiamo una casta che ricicla chi vince e chi perde, pensiamo a quello che è successo a Di Maio. Attenzione, non è tutta la classe politica. Abbiamo bisogno di milioni di posti di lavoro, dobbiamo aiutare le famiglie”.
L’unificazione economica deve partire dal Sud, ribadisce il professore che ha già presentato il suo libro a Bruxelles e alla Camera dei Deputati. Il saggio vuole essere un appello alla mobilitazione civile e democratica per evitare che il Paese si spacchi. La metafora dantesca dei gironi infernali usata per classificare le responsabilità o irresponsabilità di Enti e persone. Senza sconti per nessuno e senza peli sulla lingua si chiamano in causa i tanti che a voce si dichiarano a favore del Mezzogiorno. Tra passato, presente e futuro si mette in evidenza come l’approccio verso le problematiche del Mezzogiorno sia stato sempre “leggero”.
Sotto la lente il Governo Draghi e le ultime elezioni, parlando di quello che viene definito lo scippo del Recovery Plan, non dimenticando il fallimento della Lega, della “rivoluzione” dei Cinque stelle e il fenomeno “Reddito di cittadinanza”. Uno sguardo alla prospettiva del Mediterraneo, una forte critica a una pubblicistica nazionale mirata a far sentire i meridionali inferiori. Infine, l’appello ai liberi e forti per evitare l’ipotesi Cecoslovacchia, o l’ipotesi Jugoslavia. O peggio l’ipotesi Catalogna.
La prefazione di Massimo Villone, postfazione di Gaetano Savatteri.