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Tra i vari episodi estorsivi, in relazione ai quali il GIP ha ritenuto fondati i gravi indizi di colpevolezza nell’operazione Araldo, è stato documentato anche il coinvolgimento di Giuseppe Scaduto, classe ’46, già capo del mandamento di Bagheria ed all’epoca sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, il quale delegava Atanasio Alcamo classe ’76, già imputato per 416-bis, entrambi destinatari della misura cautelare oggi eseguita.
Sono, inoltre, stati oggi tratti in arresto Giovanni Di Salvo, classe ’79, quale capo e organizzatore del sodalizio;; l’Avvocato Alessandro Del Giudice, classe ‘68, in qualità di promotore e procacciatore di clienti; Simone Nappini, cl. ’71, per esser stato intermediario e erogatore materiale dei prestiti; Antonino Troia classe ’64, detto ‘Nino’, Giovanni Riela classe ‘73, Gioacchino Focarino classe ’52, detto ‘Gino’, Antonino Saverino, classe ’55, detto ‘Nino’, e
Vincenzo Fucarino classe ’47 (agli arresti domiciliari) coinvolti a vario titolo nell’associazione.
L’indagine, convenzionalmente denominata “Araldo”, è stata avviata focalizzando inizialmente l’attenzione investigativa sull’Avvocato Del Giudice , pienamente inserito nel suddetto sistema di erogazione illecita di prestiti, che, in qualità di legale di un “uomo d’onore” della famiglia mafiosa di Misilmeri (PA), aveva assunto, ripetutamente, la veste di portavoce del proprio assistito detenuto per messaggi e direttive da veicolare fuori dall’istituto penitenziario, garantendogli la periodica comunicazione con gli altri associati e la gestione indiretta delle attività imprenditoriali, fittiziamente intestate a terzi, nelle quali aveva investito i proventi di pregresse attività delittuose.