Più di 300 milioni di persone in tutto il mondo fumano e un terzo degli adolescenti è oggi consumatore di sigarette tradizionali e/o di sigarette elettroniche.
In Italia, secondo il Rapporto dell’Oms, fuma il 20,5% della popolazione sopra i 15 anni (10,5 milioni di persone, il 25,1% degli uomini e il 16,3% delle donne). Dopo il Covid, è aumentata anche la media del numero delle sigarette fumate: dalle 12 alle 20 al giorno.
“Il fumo di sigarette è un atteggiamento sociale che nasce dalle insicurezze degli individui e che col Covid sono aumentate. L’avvento delle sigarette elettroniche non aiuta. Fa pensare che sia meno dannoso, ma non è così”. Ad affermarlo è Francesco Vitale, professore ordinario di Igiene e Medicina preventiva, Università di Palermo.
In merito alla possibilità di vietare il fumo all’aperto, sembra che ancora ci sia titubanza, nonostante il volere del ministro Schillaci, pronto allo stop, Vitale evidenzia che: “Nonostante l’Oms pone il fumo tra le prime cause di morte, si dovrebbe agire in modo più incisivo mettendo il divieto alla vendita delle sigarette. Quando il cittadino pensa che lo Stato dà la libertà di potersi uccidere e lo fa pigliandosi le tasse, secondo me, è un messaggio brutto e negativo”.