Figura centrale dell’inchiesta della Procura di Messina su una truffa milionaria al Servizio sanitario Nazionale, che ha portato a tre misure cautelari, e’ l’ex dirigente dell’ASP di Messina Mariagiuliana Fazio (di recente andata in pensione e quindi non destinataria di provvedimento cautelare), indagata per truffa aggravata allo Stato, accesso abusivo a sistema informatico, falso e corruzione, già a capo del Nucleo Operativo di Controllo dell’ASP di Messina. La donna e’ descritta dal gip come soggetto che, “forte di una consolidata esperienza amministrativa e burocratica”, si è dimostrata “dotata di una pervasiva capacità di orientare l’impatto della macchina amministrativa” da lei diretta, con “atteggiamento spregiudicato, piegandola a interessi di parte in funzione di un tornaconto personale”.
La Fazio vantava un “rapporto privilegiato” con i vertici delle case di cura finite sotto inchiesta e in particolare con Emmanuel Miraglia, romano, 81 anni, della Cappellani Giomi S.p.a. e della Giomi S.p.a., società convenzionate che avrebbero guadagnato rimborsi dal Servizio Sanitario per 423.934 euro. Le indagini hanno accertato decine di accessi al portale “Qualita’ Sicilia SSR”, sottosistema “Controllo qualita’ e appropriatezza cartelle cliniche e SDO”, predisposto dall’Assessorato alla Salute della Regione Siciliana, rilevando che la Fazio aveva fornito ad un medico, dipendente della Giomi S.p.a., oggi indagato per accesso abusivo a sistema informatico, le proprie credenziali riservate, per consentirgli di inserire, indebitamente i dati relativi alle procedure di verifica sulle cartelle cliniche.
Altri indagati di rilievo sono Domenico Chiera, calabrese, 62 anni, direttore sanitario della Casa di cura gestita dalla Cure Ortopediche Traumatologiche S.p.a., destinataria di 364.415,77 euro e indagato per accesso abusivo al sistema informatico e il messinese Gustavo Barresi, 51 anni, socio della casa di cura Villa Salus, destinataria di 655.063,55 euro. Per i tre e’ stata disposta la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare attivita’ imprenditoriali e di ricoprire incarichi apicali nell’ambito di imprese e persone giuridiche, per quattro mesi.
Dall’inchiesta, coordinata dalla Procura guidata da Maurizio de Lucia, sono emerse irregolarita’ anche rispetto ad altre case di cura di Messina: la Cristo Re, attraverso il rappresentante legale Antonino Merlino, che ha incassato rimborsi per 259.866,47 euro. Anche in questo caso son o stati accertati accessi abusivi al sistema informatico eseguiti da due dipendenti della Cristo Re S.r.l., oggi indagati; la casa di cura San Camillo, amministrata dalla Provincia Sicula dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, destinataria di 400.594,40 euro e la casa di cura amministrata dalla Carmona S.r.l., attraverso l’amministratrice Caterina Facciola, che ha incassato 899.215,35 euro. La Fazio si sarebbe servita della complicita’ di 14 addetti al suo ufficio, tutti indagati per falso. Dalle indagini e’ emerso che la donna dava indicazioni ai suoi collaboratori su cosa scrivere, o non far rilevare in sede di ispezione delle case di cura, sollecitando i suoi a non verbalizzare, ad esempio, carenze di personale negli orari notturni “…no, non scriverla come criticita’…non la…non la scrivere…”, diceva non sapendo di essere intercettata. O ancora sulle modalita’ di intervista dei pazienti sulla qualità del servizio offerto, quando suggeriva che l’attivita’ venisse svolta in presenza del direttore sanitario, cosi’ da condizionare i pazienti nelle risposte che avrebbero fornito. “Fate delle interviste ai pazienti…insieme al direttore sanitario, pero’ fallo col direttore sanitario cosi’ hanno una remora nel ….ok ci siamo capiti!…”, diceva. Per questo e’ indagato, per falso, insieme alla Fazio ed agli appartenenti al N.O.C., anche il direttore sanitario della Cappellani Giomi S.p.a.. Infine l’ex dirigente si e’ resa protagonista anche di altre ipotesi di reato che il gip ha bollato come di “mercimonio della funzione pubblica” per aver sollecitato Emmanuel Miraglia a migliorare il trattamento economico del figlio, dipendente della Giomi S.p.a.. La Fazio avrebbe ricevuto anche gioielli pagati dalla casa di cura, ottenuto da Chiera l’assunzione presso la il centro sanitario gestito dalla Cure Ortopediche Traumatologiche S.p.a. del compagno di una sua collaboratrice amministrativa e da Barresi l’assunzione a Villa Salus di una amica.