“Quando entro fine mese si stabilizzerà il provvedimento e avremo il quadro definitivo, comunicheremo in maniera chiara il percorso. Poi sarà molto meno preoccupante per le società. L’obiettivo è dare dignità e diritti a chi lavora ma anche dare sollievo alle le società e alle associazioni sportive dal punto di vista delle semplificazioni. La preoccupazione spesso è causata dalla non conoscenza delle norme. Sarà nostra responsabilità farle conoscere”. Ci tiene a rassicurare le asd il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, in visita a Palermo.
La riforma del settore era attesa da vent’anni e, come da previsioni, subito dopo la prima presentazione al Consiglio dei ministri, le reazioni sono state le più disparate. Il testo non è ancora definitivo, ma continua a dividere. Da una parte, c’è il Governo che punta su affermazione delle tutele, trasparenza, efficacia e sostenibilità. Dall’altra, le società dilettantistiche che chiedono altre agevolazioni, per scongiurare il fallimento.
COSA PREVEDE LA RIFORMA DELLO SPORT
Sono 120 mila le asd di piccola dimensione in tutta Italia, metà delle quali temono di non riuscire a sostenere i cambiamenti che entreranno in vigore dal prossimo primo luglio. Fino al 30 giugno è, infatti, prevista una totale esenzione da ogni adempimento fiscale e contributivo per i compensi fino a 10 mila euro. Poi, venendo meno la figura del “collaboratore sportivo”, la soglia sotto il profilo contributivo scenderà a 5 mila euro.
I collaboratori a vario titolo delle società sportive del Paese sono 495 mila, che saranno divisi in tre cluster. Lavoratori al di sotto dei 5 mila euro, che costituiscono l’82 per cento della platea, che saranno esentasse; lavoratori tra 5 e 15 mila euro, il 16 per cento della platea, sui quali non ci sarà impatto fiscale, ma solo previdenziale di tipo pensionistico con lo Stato che coprirà la metà dell’impatto per i prossimi cinque anni al datore di lavoro. Infine, ci sono i lavoratori sopra i 15 mila euro, solo il 2 per cento della platea, per i quali il regime sarà ordinario.
Per Abodi, che ha lavorato al testo insieme alla ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, l’impatto sulle società è stimato tra il 7 e il 9 per cento: “La riforma – dice – sarà apprezzata da chi lavora e sarà sostenibile per chi deve dare lavoro e deve rimanere aperto. Altrimenti, il lavoro non c’è”.
NESSUN CONTRIBUTO DAL COMUNE
A livello comunale, invece, il sindaco Roberto Lagalla, che ha accompagnato Abodi nella visita tra gli impianti sportivi palermitani, sottolinea che “non siamo nelle condizioni di poter erogare contributi alle società, è competenza regionale più che comunale. A noi tocca mette società e federazioni nelle condizioni di poter utilizzare al meglio gli impianti sportivi. Ci impegniamo, come nel caso della piscina, a dare soluzioni alternative”, precisa.