Continuano a mantenere lo stato di agitazione i 400 dipendenti dell’azienda Karol spa di Palermo e sono pronti a nuove azioni di sciopero. In un’assemblea indetta nei giorni scorsi da Fp Cgil, Uil Fpl e Fials “è emersa tutta la sofferenza dei lavoratori delle strutture per i mancati pagamenti degli stipendi relativi ai mesi di aprile, maggio, giugno, nonché della 14° mensilità. Dopo l’assemblea, è stato pagato il mese di giugno a tutti i lavoratori”, spiegano i sindacati. I dipendenti chiedono tutti gli arretrati.
“Dopo due scioperi e diversi sit-in, la mobilitazione quindi va avanti. Durante il dibattito, è stata stigmatizzata la condizione di ‘instabilità’ nella gestione economico-amministrativa della Karol, che mostra – aggiungono i sindacati – di essere in difficoltà nel pagamento degli stipendi malgrado l’Asp puntualmente eroghi le somme. L’assemblea ha ritenuto ‘offensive’ – si legge in una nota inviata all’azienda dai sindacati – le ultime dichiarazioni rilasciate sulla stampa dal presidente della Karol Marco Zummo e successivamente ribadite con una nota il 31 luglio scorso, con la quale si comunicava che in giornata sarebbero stati effettuati i bonifici per il pagamento degli stipendi di giugno. In realtà inizialmente i pagamenti sono stati disposti parzialmente, solo per alcuni dipendenti, con palese disparità di trattamento”. “Questo accade – spiegano i rappresentanti sindacali Michele Morello per la Fp Cgil Palermo, Alfredo Orofino per Uil Fpl e Antonio Ruvolo per la Fials – nonostante l’Asp Palermo abbia provveduto, regolarmente, al pagamento delle rette all’azienda Karol dei mesi di aprile, maggio e giugno. L’assemblea, per questi motivi, ha deciso all’unanimità di non accettare alcun tentativo di conciliazione e soprattutto nessun accordo dilazionatorio sul pagamento delle mensilità arretrate di aprile e maggio”.
L’assemblea ha stabilito anche di chiedere nuovamente all’Asp Palermo, di effettuare i pagamenti in favore della società Karol “vincolandoli al versamento degli stipendi ai lavoratori, almeno fino al risanamento delle pendenze stipendiali accumulate”. Ed è stata sollecitata, ancora una volta, un’indagine ispettiva da parte degli organi istituzionali.