La nuova stagione del Palermo prenderà il via orfana (in parte) dei propri tifosi. Neanche il tempo di iniziare e i supporter rosanero saranno costretti a disertare le prime trasferte. Nei giorni scorsi l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive ha indicato i match contro Cagliari (Coppa Italia, sabato 12 agosto) e Bari (prima di campionato, sabato 19 agosto) come “ad alto rischio“.
Cosa significa?
Gli incontri con Cagliari e Bari non sono nuovi a questo tipo di restrizioni. Già durante l’anno, il 20 gennaio contro i galletti e il 13 maggio contro i sardi, erano stati dichiarati “ad alto rischio“.
Per prevenire scontri tra ultras e preservare l’ordine pubblico, l’Onms esamina le segnalazioni provenienti dalle varie Questure in merito alle singole partite. Sulla base di diversi fattori, in primis il rapporto tra tifoserie, decide sulla presenza degli spettatori. Entrando proprio nel merito del Palermo, in sede Gos (Gruppo operativo sicurezza) sono state stabilite, per entrambi gli incontri, come linee guida, la vendita dei biglietti per i residenti nella provincia del capoluogo siciliano esclusivamente per il settore ospiti e solo se sottoscrittori del programma di fidelizzazione della società, dunque possessori della fidelity car (SiamoAquile Card). Previsto anche l’impego “di un adeguato numero di steward” e il “rafforzamento dei servizi, anche nelle attività di prefiltraggio e filtraggio, come previsto da specifiche disposizioni di settore“.
Tra le ultime determinazioni dell’Onms fioccano match di Coppa Italia, come Salernitana-Ternana, scontri di Serie A, come Frosinone-Napoli, ma anche amichevoli, tra le ultime Frosinone-Salernitana del 29 luglio.
Ma limitare o arginare in questo modo parte della tifoseria è realmente utile?
Probabilmente sono scelte frutto di una via più semplice da percorrere, senza tener conto, però, di alcuni aspetti. Esiste, ed è pertinente, il dubbio che una qualsiasi persona in possesso della fidelity car sia più affidabile o sicura di chi non l’abbia o semplicemente di chi non vive nella provincia della propria squadra. Tale decisione si ripercuote, inevitabilmente, su singoli ma anche intere famiglie che durante l’anno hanno poche chance, se non addirittura una, di poter vedere e supportare dal vivo i propri colori, e non per accontentarsi per l’ennesima volta della tv o dello smartphone. Ipotesi ancora più accentuata nel caso di un’isola staccata e isolata dal resto della penisola. Il tutto per colpe o malumori altrui. Un gesto che dimentica e demolisce i veri valore del calcio, e più in generale dello sport.