“Il Comune di Palermo deve dichiarare il dissesto e da lì ripartire”. Lo dice in una nota Roberto D’Agostino, ex assessore comunale al Bilancio e Partecipate della giunta Orlando, che ha lasciato l’incarico circa un anno e mezzo fa.
“La richiesta avanzata dal deputato del Pd Carmelo Miceli è legittima – continua D’Agostino – anche se Orlando non sembra d’accordo. Evidentemente il sindaco ha informazioni maggiori delle mie su nuove e non previste entrate correnti per 80 milioni annui che consentiranno di bilanciare gli importi annuali degli oneri aggiuntivi del decennale piano di rientro da 800 milioni, senza che occorra portare alle stelle i costi delle mense scolastiche, dei servizi funebri e di tutti i servizi a domanda individuale”.
Secondo D’Agostino, il dissesto è inevitabile: “Siamo sicuri che la ricerca spasmodica (e ancora non ottenuta) di una dilazione dei tempi per la presentazione del bilancio previsionale (scaduta a giugno) sia nell’interesse della città, piuttosto che la dichiarazione immediata del dissesto? Siamo sicuri che convenga cincischiare portando questo impossibile piano in Consiglio comunale, che prevede un tempo massimo di approvazione di 90 giorni (cioè fine dicembre 2021) e una non immediata esecutività in caso di approvazione (30 giorni, cioè gennaio 2022), quando le elezioni sono ad aprile 2022? Dichiariamo subito il dissesto, consentiamo l’utilizzo delle somme del Pnrr, e ripartiamo”.
Secondo l’ex assessore al Bilancio, “nell’interesse della città bisogna guardare in faccia la realtà e prendere atto che non siamo nelle condizioni di proporre un piano di riequilibrio serio (che non preveda quindi fantasmagorici risultati nella lotta all’evasione da realizzare in questi ultimi due mesi che ci separano dalla fine dell’anno contabile 2021 o (s)vendite di crediti a società finanziarie che comporterebbero una riduzione dei residui attivi). Occorre mettere in sicurezza la possibilità di accesso ai fondi Pnrr, il cui accesso sarà bloccato fino all’approvazione di un ‘farlocco’ piano di riequilibrio da parte della corte dei conti, in quanto irrealizzabile”.
D’Agostino elenca i numeri: fondo perdite aziende, 79 milioni; fondo rischi spese legali, 64 milioni più gli ultimi 20 milioni di Gesip; fondo anticipazioni di liquidità, 44 milioni. La spalmatura del maggiore disavanzo da rendiconto 2019 (pari a 307,8 milioni) ha comportato una rata annua aggiuntiva di circa 20 milioni.