“Leggo su alcune testate nazionali che la maggioranza, o alcuni suoi partiti, stiano riflettendo sulla ipotesi di abbassare la soglia di sbarramento del sistema elettorale europeo. Forza Italia non ha mai coltivato la frammentazione dei partiti, espressione di sistemi instabili e fragili, ma la semplificazione della offerta politica sulla base di idee e proposte consolidate e significativamente condivise”, ha affermato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, sulla sua pagina Facebook.
Come se non bastasse la carne al fuoco nell’agenda politica che incrocia l’asse tra Roma e la Sicilia, un altro tassello arriva a colorare il contenitore delle distinzioni tra le varie anime della coalizione. Stavolta l’argomento riguarda la proiezione di giugno (tanto per cambiare) che oltre alla potenziale sessione di ritorno al voto per le ex Province, certamente prevederà la corsa per Strasburgo in occasione delle elezioni Europee:
La “tentazione”, illustrata in queste ore dai quotidiani nazionali, riguarderebbe la possibilità di un soccorso sul campo da parte dei meloniani nei confronti della malandata baracca renziana con la possibilità di abbassare la soglia minima di rappresentanza dal 4 al 3%.
Con le sue parole Schifani continua a tenere viva la pressione sul suo principale interlocutore, odiato-amato, di FdI, ma al tempo stesso traccia una linea di chiarezza, avvisando anche il suo leader di riferimento, Antonio Tajani. Poi se i giochi romani e le alchimie di Palazzo potranno alla fine prevalere andrà verificato in un secondo momento.
Puntuale, come succede almeno negli ultimi tre mesi, è arrivato sul tema anche l’assist leghista:
“Pensare di abbassare la soglia di sbarramento prevista per le elezioni europee dal 4% al 3% , così come si legge in alcune testate giornalistiche, favorisce l’eccessiva frammentazione partitica, che riduce la rappresentatività, e conseguentemente la forza delle posizioni italiane a Bruxelles” ha voluto precisare Annalisa Tardino europarlamentare della Lega e commissario del partito in Sicilia che è “assolutamente contraria a questa proposta”.
“Al contrario – aggiunge Tardino – si dovrebbe intervenire a livello politico sui criteri che stanno alla base della creazione delle liste, che dovrebbero essere basate su merito e competenza, stante l’incidenza importante di regolamenti e direttive ivi creati, sui nostri territori, troppo spesso scritti da altri e per altri. Se davvero si vuole cambiare l’Europa, occorre mandare esponenti preparati e indicati da forze politiche forti e omogenee, davvero rappresentative degli italiani. Ci stupisce pensare – osserva – che chi si presenta come baluardo e tutela per l’identità nazionale e per le necessità degli italiani possa pensare di consentire la creazione di cartelli o autobus elettorali, a persone che si posizionano a seconda dell’offerta che ricevono, senza condivisione di valori, idee, progetti e senza alcuna possibilità di incidere una volta eletti. E nemmeno poter agevolare una sinistra oggi parcellizzata in movimenti e movimentini, unitamente a quelli che stanno insieme per occupare poltrone”.
“Servono partiti forti e coesi, che non temono il responso delle urne e dei cittadini, serve preparazione insieme alle giuste competenze tecniche, come fanno i Paesi del nord Europa, che – chiosa Tardino – negli anni hanno saputo occupare posizioni di potere e plasmare le leggi secondo le proprie esigenze, a discapito del sud Europa, che dovrebbe invece rafforzare le proprie compagini parlamentari, anziché dare voce e spazio a liste create per l’occasione, pronte a separarsi all’indomani delle elezioni”.