Ha risposto alle domande del gip e si è difeso Massimo Ursino, il leader palermitano di Forza Nuova arrestato per l’assalto alla sede della Cgil lo scorso 9 ottobre a Roma.
Interrogato dal giudice del tribunale di Palermo con una rogatoria e difeso dall’avvocato Enrico Sanseverino, Ursino ha negato di avere commesso qualsiasi atto di violenza o devastazione. Ha detto al giudice di aver preso parte alla manifestazione ma di non aver fatto irruzione nella sede del sindacato scardinando il portone di ingresso per consentire l’accesso di coloro che hanno distrutto i locali. “Conosco sia Roberto Fiore, sia Giuliano Castellino, sia Luigi Aronica, scendiamo in piazza come semplici manifestanti“, ha affermato Ursino, difeso dall’avvocato Enrico Sanseverino. Ricordando la manifestazione di sabato 9 ottobre, Franceschi ha spiegato che aveva “il megafono in mano per invitare i manifestanti a non entrare alla Cgil”: ”Ho usato il megafono per cercare di bloccare l’assalto al sindacato” ha detto al gip.
“Non ci sono fotogrammi da cui emerge il contrario“, dice l’avvocato Sanseverino. Il leader palermitano di Forza Nuova ha ammesso solo la sua presenza all’interno della Cgil con un megafono – le immagini sono inequivocabili – ma spiega di aver tentato di placare gli animi e di convincere i violenti ad andare via. I pm di Roma sono invece convinti del contrario. Ursino avrebbe collaborato “alle iniziative del movimento, offrendo la sua presenza lungo il corteo e indirizzandone la marcia e fornendo il proprio contributo all’irruzione del pomeriggio del 9 ottobre“.